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La legge nel segno dell’amore

Un giorno una parola – commento a Matteo 23, 37-39

Abbiate dunque cura di fare ciò che il Signore, il vostro Dio, vi ha comandato; non ve ne sviate né a destra né a sinistra
Deuteronomio 5, 32

Gesù gli disse: «“Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso”»
Matteo 23, 37-39


Se Dio è Padre e Madre di tutti, conseguentemente, tutti siamo fratelli e sorelle. È indispensabile, allora, per chi si professa cristiano, prendere coscienza di questa realtà, mettendo in atto ogni cosa che renda possibile vivere e testimoniare l’amore per Dio e per il prossimo.
Come figli e figlie di un Dio che è Amore, bisogna che siamo sempre più capaci di amare Dio nel prossimo, accogliendolo così come è, così come il Padre lo ha fatto per noi.
Come nella parabola del buon samaritano, noi stessi dobbiamo farci carico delle difficoltà altrui, assumendoci l’onere della cura e dell’assistenza.

Di conseguenza, le nostre comunità, in uno slancio nuovo e differente dalle solite pratiche pie, debbono trasformarsi in “pronto soccorso” di misericordia, “case aperte” a chiunque bussa; braccia tese per gli afflitti.
Nello scenario di guerre, sofferenze e soprusi in cui ci muoviamo, ha ancora senso parlare di fraternità? Nella scia di Cristo, che mai si è conformato alla realtà in cui si muoveva, la risposta è sì… un sì che ci rende segnale di contraddizione, dimostrazione di una contro-testimonianza che parli di dialogo, fraternità e amore in un mondo che non conosce amore.
Ecco allora che il Vangelo diventa vita incarnandosi nella nostra quotidianità: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli” (Marco 5, 16).

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