Dire parole buone
21 aprile 2023
Un giorno una parola - commento a Efesini 4, 29
Non attestare il falso contro il tuo prossimo
Esodo 20, 16
Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela, affinché conferisca grazia a chi l'ascolta
Efesini 4, 29
La parola è un’arma potente. Nel libro del Siracide (non incluso nelle nostre Bibbie) c’è un’ampia sezione del capitolo 28, dedicata alla mala lingua, nella quale troviamo questa affermazione: «Molti caddero a fil di spada, ma non quanti sono caduti per la lingua» (Sir 28:18). Ne uccide più la lingua che la spada. Che male può causare la lingua? La Bibbia ci offre in merito molti esempi. La falsa testimonianza, ripetutamente condannata nella Bibbia, può far condannare un innocente o lasciare impunito un colpevole, recando in ogni caso un grave pregiudizio alla causa della sempre imperfetta giustizia umana. Sul falso testimone nel libro dei Proverbi leggiamo: L’uomo che dichiara il falso contro il suo prossimo è un martello, una spada, una freccia acuta. (Prov 25, 18).
Le parole sono pesanti come pietre: la cronaca ci parla ogni giorno di fomentatori d’odio che soffiano sul fuoco incoraggiando atteggiamenti ostili e perfino violenze nei confronti dei diversi e delle minoranze. Pensiamo poi all’odio che si esprime sui social media, alla diffusa aggressività verbale con la quale facciamo i conti nel quotidiano e tanto ancora ci sarebbe da dire. Non è solo cattiva la parola, però: c’è una parola buona.
Ed è proprio alla forza positiva della parola che accenna l’apostolo dicendo: Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela, affinché conferisca grazia a chi l'ascolta. La parola buona ha la forza di dare consolazione e infondere coraggio, esprime vicinanza e solidarietà, spiega, insegna, ammonisce, esorta, comunica emozioni, sentimenti e pensieri, se e quando sia usata per il bene e con animo sincero.
È e resta una parola del tutto umana, naturalmente, ma credo che proprio in questa parola debole e fragile, pronunciata da un uomo o da una donna in carne ed ossa, si faccia presente Dio stesso per far sentire ad altri uomini e ad altre donne per il tramite di un essere umano che Egli è vicino e presente. Amen.