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Il ricordo e la presenza nel cuore

Un giorno una parola - commento a Geremia 51, 50

Ricordatevi, mentre siete lontano, del Signore, e Gerusalemme vi ritorni in cuore!
Geremia 51, 50

Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio
Efesini 2, 19


Il profeta rivolge questa accorata esortazione ai deportati dopo la conquista di Gerusalemme ad opera dei Babilonesi, il contesto è una profezia che prospetta la fine di Babilonia come potenza militare e, implicitamente, la possibilità, anche se non in tempi brevi, di un ritorno per gli esuli a Gerusalemme.

L’assenza e la distanza si colmano con la vicinanza nel discorso e con la presenza nel cuore.
Notiamo come la fede nel Dio di Israele e il pensiero a Gerusalemme come il luogo del Tempio, quindi del farsi presente del Signore in mezzo al popolo, sia decisamente un elemento legato all’identità nazionale e culturale, da preservare nel rischio concreto di una assimilazione degli esuli e della perdita conseguente delle proprie radici.

Viviamo anche noi l’esperienza dell’assenza e della distanza, magari dell’assenza di una persona cara dalla quale ci separa una distanza materiale o la distanza incolmabile che separa questa nostra dimensione da quella di Dio, nella quale sappiamo che i nostri cari si trovano al sicuro fra le braccia del Signore. Il ricordo e la presenza nel cuore, per quanto ci diano dolore è ciò che abbiamo per mantenere, per la grazia di Dio e in Dio, quel rapporto che ci legava a loro.

La prospettiva è quella di un ritorno per un tempo senza fine al cospetto di Dio, in quella realtà che la Scrittura ci presenta come la Gerusalemme celeste. Non dimentichiamoci del Signore, non togliamo dal nostro cuore il pensiero pieno di speranza della Gerusalemme celeste, nella Pasqua appena trascorsa abbiamo festeggiato la sconfitta della morte nella risurrezione di Cristo, in lui siamo concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio, destinati a vivere insieme ai nostri cari alla luce dell’eternità, non al buio senza senso del nulla.

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