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Il cuore della nostra fede

Un giorno una parola - commento a Luca 23, 42-43

Provate e vedrete quanto il Signore è buono! Beato l’uomo che confida in lui.
Salmo 34, 8

E diceva: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno!». Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso»
Luca 23, 42-43


Venerdì santo, insieme alla Pasqua, il cuore della nostra fede. Gesù dona la sua vita per noi, spinge fino alle estreme conseguenze il suo ministero per salvare l’umanità perduta nei peccati.

Lo scambio di battute tra Gesù e il peccatore pentito, per altro ricordato solo da Luca, ci permette di osservare alcune cose importanti.

Nell’ora della sua morte, l’ultima cosa che Gesù fa è salvare un peccatore pentito; nell’ora della sua morte Gesù continua il suo ministero, come del resto aveva annunciato «il figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto», ed è quello che Egli fa fino alla fine. Gesù affronta la sua morte in una continuità coerente con la sua vita.

La dinamica di questa narrazione è di una bellezza che fa perdere il fiato.

Luca concentra la nostra attenzione sui tre condannati, lo fa per farci ascoltare i tre che parlano fra loro. Fino a quel momento la parola “salvare” era stata usata come scherno, per ridicolizzare Gesù; i soldati e i magistrati si erano divertiti a prendersi gioco di lui, di un uomo che muore di una morte orribile, per altro da innocente, dicendo: «Ha salvato altri, salvi se stesso» ed anche: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso!».

Come se non bastasse, al coro beffardo e crudele si unisce anche uno che sta patendo la stessa pena, con spietato sarcasmo anche lui si rivolge a Gesù mettendosi idealmente, almeno per un istante, dalla parte dei suoi carnefici e lo insultava, dicendo: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». Questo smuove qualcosa nell’altro criminale che lo rimprovera, distingue fra la loro punizione, giustamente meritata, e quella dell’innocente Gesù, e gli chiede di essere ricordato quando entrerà nel suo Regno; Gesù, come penultimo atto del suo ministero, prima di morire per tutti noi, gli assicura un posto in paradiso. Lo salva.

Non era un uomo giusto, era un malfattore. Gesù non lo salva perché se lo meritava, ma perché chiedendogli di essere salvato esprime la sua fede. E questo basta, perché chiunque confida in lui può provare e vedere quanto il Signore è buono!

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