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«L’esperienza produce speranza». Sostenere le reti di donne e di comunità

Ha preso il via ieri il congresso della Federazione femminile evangelica valdese e metodista. Intervista alla presidente Gabriella Rustici

La Federazione femminile evangelica valdese e metodista (Ffevm) ha dato il via ieri il 23 marzo a Firenze, a quattro giorni di incontri per le donne evangeliche e protestanti, ma non solo. All’ordine del giorno, fra l’altro, l’elezione del nuovo Consiglio direttivo (prevista per oggi 24 marzo). A seguire, dal 25 al 26 marzo, il Congresso della Federazione delle donne evangeliche in Italia (Fdei). In programma ci sono anche due tavole rotonde pubbliche (dettagli a fondo pagina).

Ne abbiamo parlato con Gabriella Rustici, presidente Ffevm:
«Le donne nelle chiese sono tante, ma non sentono il bisogno di stare insieme come era una volta, per rafforzare il loro essere dentro la chiesa. Tante di loro forse pensano di non avere il tempo, ma con il nostro congresso vorremmo rovesciare questa preoccupazione. La Federazione femminile valdese e metodista infatti sostiene ogni donna all’interno delle chiese” ci spiega la presidente Rustici. In che modo? “Offrendo strumenti di formazione essenziali, dalle novità teologiche, lette e vissute, all’esegesi biblica, alla formazione specifica su incarichi e ruoli. Con le nostre attività abbiamo contribuito a ripensare la cura, intesa non come ‘accessorio femminile’, ma come un modo di interpretare e vivere nella polis, quindi come atto politico».

La Ffvem ha proposto, ultimamente, diversi incontri da nord a sud. Fra questi, il convegno su “Ambiente, lavoro e territorio” presso il Servizio cristiano, in Sicilia. E poi “Pregare, raccontare, predicare. Teologia femminista nel divenire delle comunità”, a Ecumene (Velletri, provincia di Roma). L’incontro sull’Associazionismo femminile nelle chiese, a Torre Pellice (in provincia di Torino).

«Come credenti, donne valdesi e metodiste, siamo interessate alla teologia nel divenire delle comunità circolari. Ci interessa pregare insieme, raccontare e restare in ascolto. Questo aiuta a rafforzare le attività comunitarie e anche quelle delle pastore e dei pastori. Ci siamo interrogate, ad esempio, se il pastorato femminile debba essere del tutto uguale a quello maschile. Il dibattito è aperto» prosegue Gabriella Rustici.

Un altro nodo fondamentale riguarda il come rispondere e aiutare le comunità nelle diverse esigenze organizzative: «Una piccola chiesa magari fatica a organizzare un incontro o un’attività. La Federazione può supportare le singole comunità. La nostra indicazione più forte, in questo momento, è di fare alleanze fra le chiese. Il circuito [insieme di chiese territoriali, ndr] è un elemento importante delle nostre chiese e va valorizzato. Dalla possibilità di organizzare predicazioni in modo congiunto, alle scuole domenicali. Iniziano già a esserci, infatti, incontri di scuole domenicali del circuito».

Insomma, la Federazione femminile evangelica valdese e metodista intende «Sostenere le reti. I gruppi vanno bene, le unioni femminili vanno bene, ma occorre far nascere reti territoriali, in linea con quello che potremmo chiamare un movimento di ripensamento dei moduli organizzativi. Ne sentiamo parlare da tempo, e forse è arrivato il momento di farlo. Non si può vivere comunità per comunità».

La presidente Rustici invita poi a ritrovare di nuovo il «Contatto vivo con le chiese, nel senso dello stare insieme fisicamente». Lavorare durante la pandemia, «in condizioni assolutamente diverse da quelle vissute nell’ultimo secolo – dice ancora Rustici – non ci ha impedito di organizzare attività molteplici. Certe tematiche tuttavia richiedono un confronto aperto e la presenza del nostro corpo. Pensiamo ad esempio alle questioni che riguardano il superamento della violenza contro le donne». In virtù di questo nuovo desiderio di stare insieme, il tema dell’incontro Ffevm è proprio il versetto “L’esperienza produce speranza” (Romani 5, 4).

«Tutta la chiesa ha bisogno di rifiorire e aprirsi. Se la chiesa in crisi si vuol rinnovare, va bene anche incontrarsi nei garage, nelle piazze, nelle stazioni. Non ha senso piangere perché siamo pochi. Si apre per noi una nuova storia di evangelizzazione – continua la presidente –. La pandemia ci ha cambiato, nel bene o nel male. Ora, con umiltà, coraggio e speranza, possiamo andare avanti. Ricordando le Unione femminili, per me che sono un’appassionata degli antichi ricami delle nostre donne, penso a quante prima di noi hanno fatto, lavato, stirato e inamidato centrini. Erano le società di cucito dei primi del Novecento. Oggi siamo negli anni Venti dei Duemila e possiamo portare quell’ardore nel nostro tempo».

E alla nostra domanda sulla presenza giovanile, conclude Gabriella Rustici: «Penso che dobbiamo andare oltre la questione generazionale. Sì, i nostri ragazzi e ragazze, anche figli e figlie di persone delle chiese, fanno la confermazione e spariscono. Bisogna avere il linguaggio dei giovani? Educarli? Non è rincorrendo il giovanilismo che si risolve. Dobbiamo, invece, essere come chi getta un seme. Siamo una comunità di fede dove è possibile trovare, dalla culla all’età senile, la speranza. Siamo una minoranza, è vero, ma è rilevante? Il cristianesimo di oggi dà speranza? Ha la freschezza necessaria? La speranza protestante, la speranza evangelica, è la certezza di cose che si sperano. In ogni seme che gettiamo. Intanto seminiamo, questa è la nostra vocazione nel mondo, dall’etica protestante sul lavoro a tutti gli altri grandi temi della contemporaneità. Essere un ‘seminatore’, come il nome della storica rivista protestante di evangelizzazione. Forse non raccoglieremo, tuttavia penso che non dovremmo essere così orgogliosi di noi stessi da voler vedere i frutti. Chi insegna lo sa. Si insegna, come un dono gratuito che non sai quali strade prenderà e dove germoglierà».


Da Nev-Notizie Evangeliche

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