Vivere della parola del Signore
21 marzo 2023
Un giorno una parola - commento a Deuteronomio 8, 3
L’uomo non vive soltanto di pane, ma di tutto quello che procede dalla bocca del Signore
Deuteronomio 8, 3
Signore, da chi andremo noi? Tu hai parole di vita eterna
Giovanni 6, 8
Che “non si vive di solo pane” è facile dirlo quando non si ha fame; diverso è quando si manca del necessario. In questo ci conforta quella lettera un po’ bistrattata, qual è la lettera di Giacomo, dove si legge: «Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: “Andate in pace, scaldatevi e saziatevi, ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve?”» (Giacomo 2, 15s).
Non è da immaginare che Dio non si preoccupi di darci il nostro pane quotidiano, visto che si prende cura degli uccelli che non seminano, non mietono e non raccolgono in granai (cfr. Matteo 6, 26). Nel Pentateuco Dio si preoccupa del suo popolo e gli manda la manna per non farlo perire. Gesù ha soddisfatto i suoi seguaci, moltiplicando i pani e i pesci.
La vicinanza di Dio a chi è nel bisogno non è in discussione, ed è anche vero che la fedeltà alla parola di Dio è capace di scacciare ogni paura e ogni tentazione, come ci mostra la citazione che fa Gesù di questo versetto per sconfiggere Satana. Possiamo dire che la parola del Signore e la fedeltà a quella parola sono quanto fa di noi persone che non sono soltanto dipendenti dal cibo, ma danno valore alla parola di Dio e con quella parola scacciano Satana e le sue tentazioni. E tra queste tentazioni c’è quella di accumulare cibo e denari per paura di rimanerne senza.
C’è tanto bisogno di imparare a vivere della parola del Signore per sconfiggere ogni sorta di preoccupazione e di paura, per sconfiggere l’egoismo che ci circonda e che ci rende incapaci di condividere il nostro pane e la nostra fiducia in Dio a beneficio anche di chi ancora ha fame e freddo. Il nostro prossimo nel bisogno attende gesti concreti da parte di chi ama Dio e ha fiducia in lui.