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La pazienza di Dio

Un giorno una parola – commento a II Pietro 3, 9

Tu dirai loro: così parla il Signore degli eserciti: «Tornate a me», dice il Signore degli eserciti, «e io tornerò a voi»
Zaccaria 1, 3

Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento
II Pietro 3, 9

La seconda lettera di Pietro ricorda ai cristiani e alle cristiane che vivono tra la fine del I secolo e l’inizio del II secolo d.C. che il ritorno del Signore Gesù Cristo avverrà. Certo, era stato annunciato loro che si trattava di un fatto imminente, invece il tempo trascorreva invano e ciò era motivo di crisi. L’autore spiega che i tempi di Dio sono diversi dai nostri e riprende il Salmo 90, 4 (mille anni sono ai tuoi occhi come il giorno di ieri ch’è passato). Tuttavia, il tempo che passa non indica una promessa mancata ma è il segno della sua bontà, perché ci dona il tempo necessario per il ravvedimento. Il tempo che sta tra la promessa e la realizzazione del ritorno del Signore è lo spazio per l’annuncio e la conversione. Il Signore è paziente, perché desidera che tutti e tutte abbiano la possibilità di essere raggiunti dall’annuncio dell’Evangelo.

La pazienza di Dio è in stretta relazione con la bontà e la mitezza che sono espressione di amore, infatti Dio è amore (1Giovanni 4,16). Il ravvedimento è cambiare strada, fare un’inversione a “U”, volgendosi verso Dio, ascoltando la sua voce che ci chiama alla vita nuova, proprio com’è scritto nell’altro versetto odierno in Zaccaria (Tornate a me e io tornerò a voi).
Attendiamo con fiducia il ritorno del Signore, colmando lo spazio che in questa vita ci separa da lui con l’amore per il prossimo. Il Signore tornerà e la testimonianza più bella e più convincente è la nostra capacità di manifestare segni di pace e di fraternità.

Il Signore ci conceda la fede, la speranza e l’amore di andare controcorrente in questo mondo di conflitti irrisolti e sofferenze.

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