Migrazioni: una nuova narrazione
16 dicembre 2022
Dalla presenza pervasiva nei titoli dei media alla riduzione dovuta alla pandemia e alla guerra: come verrà trattato ora il fenomeno?
La questione migratoria è diventata, nel corso degli ultimi anni, una componente strutturale dell’agenda dei media italiani, della politica e del dibattito pubblico. Anzi, in alcune fasi, si è parlato di una vera e propria “invasione mediatica”, in riferimento alla presenza strutturale delle migrazioni nei mezzi informativi. Nel corso degli ultimi due anni, all’indomani dell’emergenza pandemica del Covid-19 e delle sue conseguenze drammatiche, si è registrato un calo di attenzione, soprattutto nell’informazione mainstream.
«Per molti anni e da molti anni gli immigrati hanno costituito un riferimento del dibattito politico e mediatico. Due piani che si incrociano, inevitabilmente, perché il dibattito politico ha bisogno dei media, per orientare il “pubblico”. Cioè, gli “elettori”, che, ormai da tempo, coincidono, scrive il politologo Ilvo Diamanti nella prefazione al X Rapporto Carta di Roma Notizie dal fronte, realizzato dall’Osservatorio di Pavia.
Nel corso del 2022 si registra un declino di attenzione alle migrazioni sia nei telegiornali di prima serata sia sulle prime pagine dei quotidiani: circa il 14% in meno rispetto all’anno precedente e oltre il 30% rispetto al biennio 2018-2019. Lo stravolgimento delle agende dei Tg, a lungo dominate dalla guerra in Ucraina e dagli effetti della crisi sulla popolazione in fuga dal paese, ha contribuito a mantenere l’attenzione al tema delle migrazioni e, nello stesso tempo e per molti mesi, ha lasciato sullo sfondo gli altri volti del fenomeno migratorio. Il tema stesso dell’accoglienza, che ha conosciuto negli anni oscillazioni e cambiamenti, torna a essere la prima voce nell’agenda dell’immigrazione dei telegiornali e la seconda sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani.
In particolare, il racconto dell’accoglienza dei rifugiati ucraini si è configurato come un radicale cambiamento di prospettiva rispetto alla narrazione sulla migrazione vista nei nove anni precedenti. L’alterità generalmente associata alla figura della persona migrante si è sostituita a sentimenti di solidarietà e di vicinanza: «Il sentimento di comunanza ha sostituito l’amplificazione delle differenze», si legge nel rapporto.
Un’accoglienza appunto incentrata sull’arrivo delle persone in fuga dall’Ucraina, con un’attenzione crescente, anche se ancora marginale alle modalità sicuri e legali per l’ingresso in Italia e in Europa. L’attenzione ai “corridoi umanitari” risulta in crescita nei canali social della comunicazione online, sia nelle pagine Facebook dei professionisti del mondo giornalistico sia nel complessivo delle pagine pubbliche. Altre forme di accoglienza già sperimentate in altri contesti di crisi e di guerra. I corridoi umanitari realizzati dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei), dalla Tavola valdese e dalla Caritas hanno permesso a migliaia di persone di raggiungere in sicurezza l’Italia.
Resta ancora aperta una questione relativa al racconto dei contesti di origine della migrazione in generale e dei corridoi umanitari nello specifico. Violenze e danni alle minoranze cristiane, musulmane e ai membri di altre minoranze – molti dei quali appartengono a gruppi minoritari all’interno di un paese/contesto – restano ai margini dell’informazione di prima serata. Le notizie su Siria, Afghanistan, Pakistan, luoghi dai quali sono attivi i corridoi umanitari restano lontani dai riflettori. «Il conflitto tra Russia e Ucraina ha portato a un forte aumento del numero di morti per conflitti, oltre che a un netto peggioramento di indicatori quali rifugiati e sfollati interni, instabilità politica e terrore politico. Questi indicatori hanno raggiunto i livelli peggiori dall’inizio delle rilevazioni del 2008», si legge nella sedicesima edizione del Global Peace Index 2020 (Gpi).
Rendere visibili paesi e contesti da cui hanno origine molte delle migrazioni contemporanee, raccontare temi ai margini (conflitti endemici, persecuzioni o carestie) fa esistere questioni e persone. Come ricorda Valerio Cataldi, presidente dell’Associazione Carta di Roma, «Alla fine di questi dieci anni una nuova crisi umanitaria ci ha mostrato la possibilità di un approccio diverso, politico ma anche giornalistico, al tema dell’accoglienza delle persone migranti e rifugiate […] Sono state applicate norme internazionali sul diritto d’asilo che nessuna emergenza fino ad ora era riuscita a sollecitare». Un auspicio per una narrazione sulle migrazioni accurata e completa.