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La polizia contro gli attivisti eco-climatici

In molti paesi le forze dell’ordine affrontano con molta durezza i movimenti che manifestano per sensibilizzare la popolazione sull’urgenza della crisi climatica

 

Il 7 dicembre scorso alcuni attivisti di Extinction Rebellion (un movimento internazionale che porta avanti azioni di vario tipo per scuotere politica, aziende e pubblico sull’urgenza della crisi climatica) stavano raggiungendo il grattacielo di Intesa San Paolo a Torino per denunciare il ruolo dell’istituto nel finanziamento legato ai combustibili fossili.

Sono stati però fermati da agenti della Digos, che li ha perquisiti e poi denunciati per manifestazione non autorizzata e possesso d’armi. Quest’ultima accusa viene particolarmente criticata dagli attivisti, perché ad essere considerato come un’arma è stato un estintore, un’interpretazione quantomeno forzata. Inoltre, il movimento è da sempre, dichiaratamente, non violento.

Non è la prima volta che, in Italia, attivisti eco-climatici vengono affrontati con denunce così pesanti dalle forze dell’ordine (non è nemmeno la prima volta che accade a Torino: basta guardare ai fogli di via comminati in seguito ad una manifestazione in centro, poi in parte ritirati). Ma non si tratta, a dire il vero, di un comportamento esclusivo delle forze dell’ordine italiane.

In questi giorni, ad esempio, la polizia tedesca ha fatto irruzione in almeno undici residenze in tutta la Germania come parte di un’indagine su un altro gruppo di attivisti, quelli di Letzte Generation (tradotto in italiano come Ultima Generazione). Di recente, il gruppo era salito agli onori delle cronache con il lancio di cibo su opere d’arte (anche in Italia) o con il blocco delle piste dedicate ai jet privati. Le accuse ipotizzate sono piuttosto gravi: la polizia pensa che gli attivisti possano essere legati ad un’organizzazione criminale. All’origine dell’indagine ci sarebbe un’azione del gruppo presso una raffineria che rifornisce la città di Berlino.

Nemmeno nel Regno Unito il comportamento duro della polizia nei confronti di attivisti per il clima è una novità. Anzi, lo si è visto fin dalle prime manifestazioni di Extinction Rebellion, che è nato proprio qui nel 2018 e che da allora denuncia gli arresti subìti. Ma ora il parlamento britannico sta lavorando ad una legge sull’ordine pubblico che, secondo i critici, darebbe ancora più potere alle forze dell’ordine nei confronti degli attivisti. Il testo prenderebbe proprio in considerazione quelle azioni di disturbo non violente portate avanti da gruppi come Extinction Rebellion e Just Oil, come il blocco del traffico.

Mentre cominciava a circolare una petizione per fermare questo disegno di legge, il Guardian seguiva i lavori della COP27 in Egitto, paese accusato di mantenere in carcere, tra gli altri, proprio molti attivisti eco-climatici. Ma, faceva notare la testata, al momento dell’avvio della conferenza erano più di 30 quelli che invece si trovavano nelle carceri britanniche.