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I giovani e la fede. Realtà e prospettive

Il convegno torinese di Ecumenica ancora una volta ha messo in dialogo le religioni su un tema di attualità

Giovedì 24 novembre 2022, poco dopo il tramonto, a Torino l’aria fredda sferzava i passanti. Il Salone della Casa valdese offriva un calore confortevole, moderato in ossequio alle norme vigenti. Alle 18 i posti disponibili erano occupati e si è aperto il Convegno di Ecumenica «I giovani e la fede. Realtà e prospettive», promosso e sostenuto dall’8 x1000 della Chiesa valdese, dal Centro culturale protestante, dal Comitato Interfedi della Città di Torino, dal settimanale Riforma – L’eco delle Valli Valdesi.

Un tema importante e delicato e coinvolgente per ogni fede, in quanto il saper rispondere all’esigenza di spiritualità delle giovani generazioni è una esigenza fondamentale e irrinunciabile, tradizionalmente e soprattutto con gli aspetti attuali della struttura sociale.

Quindi una riflessione sull’atteggiamento dei giovani nella pluralità delle fedi in questi tempi è assolutamente indispensabile, non soltanto opportuna. Le posizioni dei giovani sono conformi agli stimoli che ricevono? La realtà in cui viviamo consente oppure ostacola il sentimento religioso? Su tali questioni aperte, che caratterizzeranno il futuro, si sono confrontati i relatori nella tavola rotonda moderata dalla pastora Maria Bonafede, della chiesa valdese di Torino. 

Il primo intervento è stato di Annapaola Carbonatto, segretaria della Federazione giovanile evangelica in Italia, che ha precisato con chiarezza la realtà dell’impegno di fede, costante e partecipato, pur notando che, considerando l’essere minoranza, i numeri sono contenuti. 

A seguirla don Luca Peyron, presidente della Pastorale Universitaria della Chiesa cattolica, che si è trovato a concordare sul problema dei numeri, perché, essendo anche parroco, non può non rilevare che i fedeli praticanti sono pochi e in maggioranza anziani. Tuttavia don Peyron ha rilevato che la comunicazione digitale, di cui si occupa attivamente, consente di raggiungere efficacemente un vasto pubblico di utenti, tra cui un consistente numero di giovani con esigenze spirituali, seppure non vicini all’“istituzione” religiosa. 

Del medesimo avviso è stato rav Ariel Finzi, rabbino capo della Comunità ebraica di Torino, che, dopo un breve excursus storico, partito dalla distruzione del Tempio di Gerusalemme, ha affermato che i giovani ebrei, pur ritenendosi profondamente e storicamente ebrei, sono in maggioranza laici, dunque pur sentendosi essi parte dell’Ebraismo, la loro partecipazione religiosa è secondaria. Un suo consiglio è che i giovani interessati vadano a trascorrere un periodo in Israele. 

Ibrahim Gabriel Iungo, della Comunità islamica di Torino, con un intervento sereno e inequivocabile, ha rilevato che non si vive conformi a una realtà adatta alla umana esistenza, anche alla sopravvivenza normale: infatti inquinamento, disvalori, contenuti televisivi fuorvianti, ingiustizie sociali, favoriscono il disagio dei giovani che sono disorientati. A tutto ciò, senza voler essere conservatori, ha affermato di ritenere che si debba rispondere nel senso dell’apertura e fornendo, ove possibile, il buon esempio, non dimenticando il rispetto per la donna e il suo ruolo fondamentale.

La pastora Maria Bonafede ha concluso ricordando che la Chiesa valdese è aperta e accogliente, rispetta i diritti umani, fedele ai principi della fede. Ha rilevato la positività del confronto costruttivo dei partecipanti e delle interessanti opinioni espresse.

È seguito un breve dibattito con la partecipazione del pubblico interessato, da cui sono emerse tematiche femminili in rapporto alla fede. A concludere il convegno il consueto Convivio Fraterno, come sempre esempio concreto di pace e condivisione.

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«Ecumenica» è una rassegna nata una ventina d’anni fa a Torino: nei suoi primi anni, animata dal curatore Beppe Valperga, prevedeva anche delle proposte cinematografiche tematizzate sul rapporto fra le religioni e tematiche di attualità; in seguito, in coincidenza con la preparazione delle Olimpiadi invernali del 2006, si trattò il tema «Le religioni e lo sport»; altri temi furono il cibo nelle religioni, «Luoghi della fede. Visibilità, legittimità, arte»; «Globalizzazione oppure occidentalizzazione»; «Il morire. Un momento importante della vita. Le religioni nel confronto con la morte»; « La ricchezza del ruolo delle donne nelle religioni».

Da molti anni il Convegno viene organizzato in collaborazione con il Comitato Interfedi di Torino e poi anche con il Centro culturale protestante e Riforma.

L’interesse per queste tematiche, e il fatto che l’iniziativa avvenga a Torino, si deve anche al fatto che la realtà religiosa torinese è estremamente variegata, ed è legata storicamente anche alle attività economiche della città: una città che da molto tempo ha imparato a misurarsi con le trasformazioni sociali. Come scrivevamo in occasione del convegno del 2009, «un “soggetto religioso plurimo” già esiste e lavora proficuamente preparando il terreno migliore e più giusto per un futuro multireligioso che non è affatto lontano».

 

 

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