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Trasformare la nostra vita in ringraziamento

Un giorno una parola – commento a Efesini 5, 20

Giacobbe disse: «Partiamo, andiamo a Betel; là farò un altare al Dio che mi esaudì nel giorno della mia angoscia e che è stata con me nel viaggio che ho fatto»
Genesi 35, 3

Ringraziate continuamente per ogni cosa Dio Padre 
Efesini 5, 20

Ringraziare: un’azione sempre meno usuale, non solo nei confronti di Dio, ma anche nei confronti di coloro che vivono con noi, attorno a noi e con i quali i rapporti stanno diventando sempre più freddi, lontani ed allontananti. Insomma, il grazie va sempre meno di moda. Eppure non rappresenta solo una parola di cortesia o un segno di buona educazione, ma è il riconoscimento che l’altro, l’altra, ha fatto per me qualcosa di importante; è il riconoscimento che l’altro, l’altra, è per me qualcuno e qualcuna di importante. 

L’apostolo Paolo ci riporta oggi all’importanza del ringraziare Dio per ogni cosa. E aggiunge un particolare avverbio: “continuamente”. Questo sposta la nostra idea di relazione in una dimensione diversa da quella che viviamo nella vita quotidiana. Ringraziare Dio continuamente è riconoscere che qualsiasi cosa abbiamo, che ogni istante che viviamo, è un suo dono. Il dono di una Presenza costante che supera la barriera del tempo e dello spazio per essere realtà viva dentro ciascuno e ciascuna di noi. La realtà di un Dio che ci abita con il suo Spirito, che pone la sua dimora in noi come luogo privilegiato della sua presenza.

Ringraziare allora, secondo l’invito dell’apostolo Paolo, non è solo “dire grazie”, ma è trasformare la nostra vita in ringraziamento. Così facendo il nostro ringraziamento raggiungerà anche coloro che vivono con noi e intorno a noi, non come una parola che vola nel vento e che presto si dimentica, ma come riconoscenza della presenza di chi ci sta davanti. Amen!

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