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La sovranità di Dio

Un giorno una parola – commento a Isaia 37, 16

Signore degli eserciti, Dio d’Israele, che siedi sopra i cherubini! Tu solo sei il Dio di tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra
Isaia 37, 16

Paolo scrive: «Per questo motivo piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni famiglia nei cieli e sulla terra prende nome, affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria»
Efesini 3, 14-16

Le parole del versetto proposto per oggi dal Lezionario Un giorno una parola fanno parte della preghiera che il re Ezechia eleva al Signore in un momento drammatico del suo regno e della vita del suo popolo. 

Il re assiro manda un suo funzionario al popolo di Giuda per “invitarlo” alla resa. Nel suo discorso getta discredito sulla fede che il popolo nutre nell’aiuto divino che impedirà la loro sconfitta. Il suo discorso è un invito a ripudiare Dio. Il re Ezechia si reca nel tempio e rivolge al Signore questa preghiera: «Signore degli eserciti, Dio d’Israele, che siedi sopra i cherubini! Tu solo sei il Dio di tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra. Signore, porgi l’orecchio e ascolta! Apri i tuoi occhi e guarda! Ascolta tutte le parole che Sennacherib ha mandate per insultare il Dio vivente! È vero, Signore, i re d’Assiria hanno devastato tutte quelle nazioni e i loro paesi, e hanno dato alle fiamme i loro dèi; perché quelli non erano dèi; ma erano opera di mano d’uomo. Ma ora, Signore, Dio nostro, liberaci dalle mani di Sennacherib, affinché tutti i regni della terra conoscano che tu solo sei il Signore!»

In una fase arcaica della religione, prima che si addivenisse a un’idea universalistica di Dio, si pensava che la divinità avesse un valore locale. Ogni popolo riteneva di avere il monopolio del proprio dio. Uno dei compiti ascritti alla divinità era di condurli alla vittoria in battaglia. Donde l’espressione «Signore degli eserciti». Un Dio guerriero, seduto sui cherubini, che deve vedere con i suoi occhi e ascoltare con le sue orecchie, evidenzia una visione antropomorfa di Dio. Ma superata questa difficoltà concettuale legata al tempo, Isaia professa la sovranità di Dio, in quanto Creatore.

Il destino dei regni della terra, (ora diremmo “nazioni”) resta nell’ambito della sovranità di Dio. 

In questo tempo segnato dall’arroganza umana è utile ricordarlo! I capi dei regimi autoritari si ritengono artefici del destino di altri popoli, dispensatori di vita o di morte. Ma l’ultima parola resta a Dio!

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