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Luce per illuminare le genti

Un giorno una parola – commento a Luca 2, 30-32

Volgi a noi lo sguardo dalla tua santa dimora, dal cielo, e benedici il tuo popolo, Israele
Deuteronomio 26, 15

Simeone disse: «I miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparata dinanzi a tutti i popoli per essere luce da illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele»
Luca 2, 30-32

I versetti proposti per oggi dal Lezionario Un giorno una parola sono tratti dal discorso di Simeone, “uomo giusto e timorato di Dio” che attendeva, secondo una rivelazione ricevuta, di vedere “la consolazione d’Israele”, l’evento che l’avrebbe riscattato e posto in un nuovo rapporto con Dio. Quando vide arrivare al tempio Giuseppe e Maria che portavano il bambino per adempiere i riti prescritti dalla legge, nel prendere il piccolo Gesù tra le braccia ebbe la chiara sensazione di aver avuto la risposta che attendeva: percepì che quel bambino sarebbe stato colui che avrebbe portato la salvezza! Che sarebbe stato la luce dei popoli! Ma anche colui che avrebbe rappresentato il discrimine delle coscienze. Colui che sarebbe stato “segno di contraddizione”. Ora che l’anziano Simeone ha visto il concretarsi della promessa di Dio, si sente pronto ad affrontare l’ultimo viaggio: lasciare questo mondo.  

L’esperienza vissuta da Simeone fu così unica, così personale che non ci permette di tracciare un’analogia diretta con la nostra esperienza cristiana, se non per il fatto che anche per noi l’incontro con Gesù rappresenta una meta raggiunta, appagante approdo di un camminino spirituale ed esistenziale.  

Simeone vide nel bambino che aveva tra le braccia il Salvatore “di tutte le genti”; colui che – paradossalmente – avrebbe dovuto pagare al prezzo della vita il suo essere “luce da illuminare le genti” e “gloria del suo popolo”. 

La nostra fede non può né deve essere ridotta a una sterile aderenza ad alcune dottrine, o all’osservanza di alcuni principi morali, ma deve condurci alla consapevolezza che Dio ci ha raggiunto con la sua grazia per darci “un avvenire e una speranza” (Gr. 29, 11), per dare un senso al nostro passaggio su questa terra, come fu per l’anziano Simeone. 

Se abbiamo accolto Cristo nella nostra vita, anche noi possiamo sentirci appagati per quanto abbiamo ricevuto. 

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