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L'Italia non è nemmeno un paese per vecchi

Considerazioni in attesa di una riforma del settore della non-autosufficienza

Il Pnrr ha previsto la promulgazione di una legge delega di riforma del settore della non-autosufficienza entro il 31 marzo 2023. Il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati dal Pnrr ha riflessi sull’erogazione delle risorse previste: quindi la promulgazione costituisce un vincolo pesante dal punto di vista economico. Ancora più pesante è la necessità di superare il ritardo storico del nostro paese nell’affrontare questo problema, in un settore ormai riorganizzato, per fare alcuni esempi, dal 1994 in Germania, dal 2002 in Francia, dal 2006 in Portogallo e Spagna, dal 2011 in Austria. L’Italia, si sa, è un paese che invecchia, con un indice di anzianità fra i più alti del mondo. L’invecchiamento è un dato positivo che, come sappiamo, porta con sé l’aumento delle persone anziane con problemi di salute, molte delle quali non autosufficienti: le statistiche indicano 2.700.000 non autosufficienti. Ogni persona non autosufficiente coinvolge in qualche modo il proprio partner, i familiari, gli operatori, gli amici ecc. – secondo alcune stima circa 10.000.000 di persone coinvolte, direttamente o indirettamente. A oggi, per i tempi parlamentari a un soffio dalla scadenza del 31 marzo 2023, ancora l’iter della riforma non è partito.

Per predisporre il testo di Disegno della legge delega da presentare al Parlamento, si è sviluppato un iter complicato che ha coinvolto una commissione istituita presso il ministero della Salute presieduta da mons. Vincenzo Paglia (scelta che ha lasciato sorpresi noi, insieme ad altri ambienti), e un’altra commissione istituita presso il ministero del Lavoro e presieduta dall’ex-ministro della Salute Livia Turco. Le commissioni hanno lavorato, da quello che risulta, senza comunicazione fra loro, lentamente, a volte in termini contraddittori, con dichiarazioni che sembravano indicare la presentazione del testo da un momento all’altro (monsignor Paglia l’11 aprile 2022 dichiarava pronto un testo che poi non si è mai visto). La Commissione Turco ne ha approvato uno nel gennaio 2022, ma quest’ultimo è rimasto fermo in attesa del coordinamento con il testo dell’altra commissione. Il tema è poi approdato direttamente presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per la predisposizione del testo.

Nel frattempo, le 52 organizzazioni del Patto per un nuovo welfare della non autosufficienza, di cui fa parte la Csd – Diaconia valdese, hanno predisposto una bozza di riforma, che è stata apprezzata con dichiarazioni di recepimento di alcune parti sostanziali a livello ministeriale, e che ha affrontato tutto il tema del percorso, dall’assistenza domiciliare a quella diurna, a quella nelle residenze sanotarie-assistenziali (Rsa), alla domiciliarità di servizio, mettendo al centro il coordinamento di tutti i soggetti pubblici che operano nel settore, con un accesso unico per superare anche la frammentazione esistente oggi.

Da alcune parti, soprattutto dalla Commissione Paglia, si sono avuti anche attacchi a nostro avviso non giustificati al sistema delle Rsa, suggerendone il superamento per riportare tutto l’intervento al domicilio. Noi, con gli altri Enti che si riconoscono nel Patto, abbiamo sempre sostenuto che un tema di questa portata possa essere affrontato solo con un percorso che contenga tutte le risposte, di qualsiasi natura (anche in Rsa) relative al diritto delle donne e degli uomini anziani di avere assistenza, senza, come oggi accade, scaricarne il peso sui familiari come surrogato della carenza dei servizi: l’affetto, la cura dei familiari sono fondamentali, ma mai devono essere evocati per surrogare la tutela, da parte della Repubblica, della “salute come fondamentale diritto dell’individuo” prevista dall’art. 32 della nostra Costituzione, che – vale la pena ricordare – ha qualche annetto ma non è certamente vecchia.

Il Disegno di legge di iniziativa governativa da trasmettere al Parlamento sembrava pronto a luglio 2022, ma lo scioglimento delle Camere ha rimesso tutto in discussione. Sembrava poi che il Consiglio dei ministri approvasse un testo il 28 settembre per presentarlo al nuovo Parlamento, come testo dal quale partire per la discussione e approvazione. Così non è stato, con il rischio che riparta tutto da capo e che nella fretta di approvare un disegno entro il 31 marzo si perdano i contenuti fondamentali della riforma. Vedremo nei prossimi Consigli dei Ministri se sarà approvato un testo o tutto ripartirà da capo con il nuovo Governo. Questa situazione impatta con la crisi che l’assistenza agli anziani sta attraversando, con le Rsa in difficoltà per l’aumento dei costi energetici, l’inflazione alle stelle, le rette ferme da anni. Un settore delicato, attraversato da bisogni e da sofferenza, in cerca di certezze, che pare abbandonato, e non è stato nemmeno presente nel dibattito elettorale, se non marginalmente. Il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste nello scorso agosto ha approvato un atto in proposito: come Chiesa, attenta sempre ai bisogni e ai diritti degli ultimi, manteniamo attenzione a questo tema, rinnovando l’auspicio che il Governo, sia pure in extremis, approvi il Disegno di legge.

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