Trasmettere «gocce di vita della chiesa»
02 settembre 2022
A Milano, un progetto di animazione giovanile coinvolge le chiese battiste, metodista e valdese, insieme a luterani ed esercito della Salvezza. Ne parliamo con il responsabile Tommaso Manzon
Avviato nel giugno 2021 in modalità sperimentale, il progetto di animazione giovanile delle chiese protestanti milanesi è entrato da poco nel suo secondo anno. Proviamo a conoscerlo meglio con Tommaso Manzon, animatore di questo progetto che coinvolge le chiese valdese, metodista, battiste (via Pinamonte e via Jacopino a Milano, e Bollate), la chiesa luterana riformata e il corpo dell’Esercito della Salvezza, ed è sostenuto dalle chiese coinvolte e, tramite la Tavola valdese, da chiese sorelle svizzere e tedesche.
Tommaso, già animatore giovanile nella sua comunità (la chiesa battista di via Pinamonte), sta completando la formazione in vista del periodo di prova come pastore. Recentemente ha anche ottenuto l’incarico di ricercatore presso l’International Baptist Theological Study Center (Ibtsc) ad Amsterdam, centro europeo di formazione accademica della Federazione battista europea (vedi l’articolo qui).
Le chiese di Milano hanno un percorso comune su diversi fronti, tra cui appunto quello giovanile, ma “mettersi insieme” non è semplice. Com’è andata?
«L’idea di partenza era migliorare l’intensità e la qualità dell’attività giovanile a Milano, creando occasioni di incontro interdenominazionali. Siamo riusciti a fare cose buone, ma non è stato facile, anche per la diversità fra le chiese: numero ed età dei giovani (nella chiesa luterana i ragazzi finiscono il catechismo a 14 anni, quindi erano mediamente più piccoli degli altri), cultura, livelli di organizzazione: in alcune chiese le attività giovanili sono molto strutturate, con animatori/catechisti esperti, altrove molto meno, poi ognuna ha i suoi tempi... ».
La chiesa luterana è stata coinvolta in un’attività, in particolare, ce la racconti?
«Abbiamo fatto un percorso interessante, riuscito oltre le aspettative. La pastora Cornelia Möller voleva implementare anche in Italia, dove non è tradotto, il corso di formazione prodotto dalla Chiesa evangelica tedesca: di fondo riguarda la formazione di leader di gruppi, ma affronta temi come il lavoro in gruppo, la gestione dei conflitti, quindi l’uso può essere più ampio. Abbiamo preso le parti che ci interessavano e fatto 4-5 incontri, coinvolgendo anche alcuni ragazzi delle chiese metodista e battista (via Pinamonte). A gennaio lo riproporremo in una forma più strutturata».
Qualche altro esempio?
«Abbiamo organizzato attività interdenominazionali rivolte a fasce d’età diverse, per esempio potenziando gli incontri mensili con gli over 18.
L’anno si è poi concluso con un weekend in montagna vicino a Sondrio, con la collaborazione di Emanuele Campagna, catechista di Milano valdese e responsabile del Centro evangelico di cultura di Sondrio, con una pizza insieme, dormendo lì, è stato molto divertente.
Un’altra attività è stata la partecipazione a Breakfast Time, iniziativa della chiesa metodista che porta la colazione ai senzatetto la domenica mattina, a cui già collaboravo con i ragazzi della mia chiesa: l’attività è piaciuto molto, è una cosa concreta e diventa anche occasione per stare insieme. Abbiamo cercato di unire ragazzi di chiese diverse, alcuni dei più grandi sono diventati volontari».
Che cosa cambia in questo secondo anno?
«Nella prima fase era fondamentale la conoscenza reciproca tra me, i ragazzi, i responsabili, e tra i vari gruppi: questo è avvenuto con la mia partecipazione alle varie classi di catechismo, che è stata per me anche utile e formativa. Tutto questo tenendo conto delle limitazioni imposte dalla pandemia, che ha eliminato diverse attività che avremmo potuto fare, specie fuori Milano (per esempio i campi Fgei). Ma, indipendentemente dal Covid, avevamo bisogno di una fase di rodaggio, la pandemia ha solo allungato i tempi. Il prossimo anno, potendo migliorare la programmazione, sarà possibile fare più attività insieme; per esempio vorremmo proporre, anche per i ragazzi più giovani, incontri mensili interdenominazionali come fatto per i maggiorenni, in aggiunta al catechismo (nel quale io non sarò più coinvolto).
Cerchiamo di trasmettere ai ragazzi qualche “goccia” di vita della chiesa: non possiamo pretendere troppo in termini di impegno, quindi preferiamo puntare su cose piccole da cui possono derivare altre cose».