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Accostarsi al trono della grazia

Un giorno una parola – commento a Ebrei 4, 16

Non sei tu, Signore, tu, il nostro Dio? Perciò noi speriamo in te
Geremia 14, 22

Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno
Ebrei 4, 16

«Chi si confida nel Signore non potrà mai confuso andar» canta un vecchio inno.

Ebrei sottolinea fortemente lo stato di innalzamento di Gesù. Lo descrive come «erede di tutte le cose»; che «dopo aver fatto la purificazione dei peccati, si è seduto alla destra della Maestà nei luoghi altissimi».

Ebrei ci fornisce anche un altro titolo da considerare quando pensiamo a Gesù. Egli è il gran sommo sacerdote. I sommi sacerdoti fungevano da intermediari. Offrivano sacrifici per i peccati del popolo, intercessioni e preghiere perorando la causa del popolo davanti a Dio. Erano il trattino tra Dio e popolo. Gesù è descritto come «un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli», «egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato». In Gesù, abbiamo quindi un sommo sacerdote empatico con le nostre battaglie quotidiane. Grazie a Gesù, i confini che separavano l’umanità da Dio sono diventati aperti. Possiamo avvicinarci a Dio grazie al nostro grande sommo sacerdote.

Gesù è anche il nostro intercessore. Egli ha reso possibile avvicinarci a Dio, e noi dovremmo farlo con audacia, perché «Nei giorni della sua carne, con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e suppliche». Gesù ha gridato per noi, non solo affinché possiamo gridare per noi stessi, ma anche affinché possiamo gridare per gli altri. Anche noi dovremmo gridare a nome degli altri, a nome del nostro mondo ferito e distrutto. Quando ci avviciniamo al trono della grazia, possiamo aspettarci di ricevere misericordia e di trovare grazia per aiutare nel momento del bisogno.

Dopo aver sofferto e morto, Gesù è stato elevato a sedere in luoghi celesti. Ciò dimostra che la capacità di sopportare le situazioni difficili si traduce nella salvezza finale. Dio è colui che è stato in grado di salvare Gesù dalla morte. Sebbene la morte di Gesù sia stata una morte letterale, possiamo ugualmente considerare altre forme di morte da cui Dio è in grado ed è disposto a salvarci. La morte delle nostre speranze e dei nostri sogni, la perdita di ciò che ci dava conforto e stabilità, la fine della vita come l’avevamo conosciuta; viviamo tutte queste perdite come una sorta di morte, ma Dio può risuscitarci da esse.

In un anno in cui abbiamo sperimentato una grande quantità di sofferenza, morte, guerra e ristrettezze, la nostra fede è scossa, indebolita, stanca. Come possiamo rimanere una luce in questa terra oscura? Attenendoci saldamente alla fede, che «è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono».

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