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Morti sul lavoro. Si riaccendano i riflettori!

C’è una priorità in questo paese di cui pochi parlano e per la quale ci s’indigna troppo poco: quella delle tante, troppe morti sul lavoro

C’è una priorità in questo paese di cui pochi parlano e per la quale ci s’indigna troppo poco: quella delle tante, troppe morti sul lavoro. 

Quelle che da più parti sono definite con un termine che fa rabbrividire, «morti bianche». Cosa ci sia di bianco in una morte sul lavoro, pare davvero un dato non comprensibile. In tanti, troppi, continuano a chiamarle con questo termine assurdo e ipocrita. Ci vuole rispetto quando si parla di morti sul lavoro e anche le parole hanno il loro peso.

Perché è proprio partendo dal linguaggio che si combatte una battaglia dirimente, quella per una maggiore sicurezza sul lavoro.

Troppe famiglie piangono i loro cari, persone che non fanno più ritorno a casa; tanti di queste sono di giovane età. Padri e madri di famiglia (ancora) costretti a lavorare senza la certezza e la sicurezza di potersi cambiare di abito, a fine turno, per tornare a casa…

Mariti, padri, madri, figli, che varcano l’uscio per andare a lavorare, per assicurare un presente e un futuro dignitoso a chi li circonda, contribuendo così anche allo sviluppo del nostro paese, un Paese che però non fa abbastanza per proteggerli.

Da anni combatto una battaglia di civiltà perché si riducano drasticamente le morti sul lavoro, cercando di sensibilizzare, con articoli, lettere, appelli. Da anni raccolgo le storie delle vittime sul lavoro, affinché queste persone non siano dimenticate.

Lo ricordo sempre: persone e non numeri! 

Anche se spesso quando si parla di loro, emergono esclusivamente le fredde statistiche.

Ogni volta che posso, mi metto in contatto con i familiari delle vittime del lavoro, per cercare di sostenerli, aiutarli.

La mia battaglia di prossimità non si ferma qui, voglio ricordare le 2 procedure d’infrazione che ho fatto aprire dalla Commissione Europea contro l’Italia, nel 2011 e nel 2014, per violazione delle direttive europee per la salute e sicurezza sul lavoro.

Oggi ri-lancio un ulteriore appello: «si riaccendano i riflettori» su queste tragedie sul lavoro, troppo spesso dimenticate.

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