Una cittadinanza allargata
21 giugno 2022
La proposta dello ius scholae arriva in Parlamento dopo una campagna guidata da Confronti
Oggi in Italia moltissime persone che sono nate sul territorio nazionale da genitori provenienti dall’estero hanno seria difficoltà a ottenere la cittadinanza italiana. La legge attuale prevede che si debba attendere il raggiungimento della maggiore età, tagliando così fuori tutti i minori da una lunga serie di diritti. Non solo: negli ultimi anni la questione è stata raramente in cima alle priorità politiche, perciò non sembrava imminente un cambio di passo in questo senso. Ma da qualche mese il dibattito si è riacceso, soprattutto a partire dall’idea dello ius scholae. Come suggerisce il nome, si tratterebbe di modificare la legge attuale per tenere invece in considerazione la frequentazione scolastica di minori con background migratorio. Più nel dettaglio, la proposta è di rendere eleggibili per la cittadinanza i minori, nati in Italia ma figli di genitori nati all’estero, dopo cinque anni di frequentazione delle scuole.
Per supportare questa idea è nata Noi siamo pronti, e voi?, una campagna sostenuta da Confronti. Il direttore della rivista, Claudio Paravati, ospite della trasmissione “Cominciamo Bene” su Radio Beckwith evangelica, ha definito «vecchia e sorpassata» la legge attuale, introdotta negli anni ’90 su scenari migratori molto differenti da quelli attuali. Al momento, spiega, questi bambini e ragazzi devono rinnovare il permesso di soggiorno ogni anno e una volta raggiunti i 18 anni la loro cittadinanza non è comunque automatica; devono presentare una richiesta in una finestra di tempo limitata. Con lo ius scholae invece, per come è proposto in questa campagna, di fatto tutti otterrebbero la cittadinanza al termine delle elementari.
L’iniziativa ha davvero risvegliato il dibattito politico in materia, visto che il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, e deputato del Movimento 5 stelle, Giuseppe Brescia, ha presentato la proposta di riforma di legge e questa è stata calendarizzata: il 24 giugno il testo approderà alla Camera. Questo è un risultato notevole, ma è ben lontano da quello finale. Dovesse essere approdato alla Camera, passerebbe poi al vaglio del Senato e poi ancora alla Camera per il voto finale. Il rischio dell’ostruzionismo, fa notare Paravati, è alto. Basta poco perché si rallenti la votazione tanto da raggiungere la pausa estiva, dopo la quale tornerà in primo piano la legge di bilancio e poi partirà l’“onda lunga” della campagna elettorale. Per questo si continua a spingere la campagna e a raccogliere nuove firme: l’obiettivo del momento è di tenere alta l’attenzione, sia dei parlamentari sia dei cittadini.
Il direttore di Confronti ha anche specificato che questa campagna viene condotta con il supporto del Coordinamento nazionale nuove generazioni italiane (Conngi) e di Italiani Senza Cittadinanza, per non rischiare di imporre un percorso importante senza coinvolgere i diretti interessati. Anche se, ammette ancora Paravati, perfino lo ius scholae sarebbe un traguardo tutto sommato limitato, nella politica della cittadinanza. Ma si tratterebbe comunque di un enorme passo avanti, e magari di un passaggio intermedio verso una legislazione ancora più accogliente. Soprattutto, al momento questa sembra l’unica strada percorribile.
Si tratta di una legge che è già stata sostanzialmente approvata dalla società civile, specie se si considera che negli ultimi decenni l’Italia è passata dall’essere un paese di emigrazione a uno di immigrazione. Al livello della vita quotidiana, lontano dalle ideologie, la situazione è già quella che viene proposta in questa proposta di riforma. Con la differenza cruciale della difficoltà burocratica e legale e di tutti i diritti che vengono chiusi fuori dalla porta. Crescere una fetta della popolazione da straniera, pur non essendo essa tale, è un grande problema, dice Paravati.
Al momento sembra che ci sia stata una buona risposta da parte del mondo politico, con diversi capi di partito e vertici istituzionali che hanno, a vari livelli di entusiasmo, salutato l’iniziativa. Ma la questione può scivolare facilmente al di fuori della soglia d’attenzione: per questo occorre continuare a parlarne e a mantenere caldo il dibattito.