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Non si può servire Cristo senza seguirlo

Un giorno una parola – commento a Giovanni 12, 26

Servite il Signore con tutto il vostro cuore; non ce ne allontanate, perché andreste dietro a cose vane, che non possono giovare né liberare, perché sono cose vane
I Samuele 12, 20-21

Se uno mi serve, mi segua; e là dove sono io, sarà anche il mio servitore
Giovanni 12, 26

Discepolato: è una parola fuori moda. Molti pensano che si possa essere cristiani senza essere discepoli. Ma un cristianesimo senza discepolato è un cristianesimo senza Cristo. 

Lo vogliamo servire, ma in smart working, da casa nostra, secondo la nostra agenda. Pretendiamo le ferie pagate, la cassa malattia, i permessi e la settimana corta, cortissima, semmai ridotta alla domenica, restando a casa, però, e collegandoci su Youtube

Tuttavia, non si può servire Cristo senza seguirlo. Ed è qui che iniziano i problemi. Perché seguire qualcuno significa attenersi alla sua agenda e non alla nostra. Noi che rivendichiamo ogni giorno la nostra autonomia, ci troviamo a disagio nel dover dipendere da qualcuno. Dovremo partire nell’orario che non abbiamo scelto, andare nei luoghi che non avevamo previsto, fermarci a mangiare quando l’altro ha fame e non noi, riposarci quando non siamo stanchi e camminare quando siamo sfiniti. È così difficile sintonizzarsi sull’altro invece che solo su noi stessi.

Ma questo è il discepolato, un esercizio spirituale, un profondo lavoro interiore che fa crescere in noi la straordinaria capacità della simbiosi con il Cristo che ci precede. Impariamo pian piano a riconoscere il ritmo dei suoi passi, sappiamo quando sta per fermarsi e quando invece accelererà. Intuiamo i suoi bisogni e impariamo a farli diventare anche nostri, in un gioco di parole in cui i bi- sogni non sono altro che dei sogni condivisi. Ecco, seguendo lui impariamo a condividere e, senza saperlo, ci troveremo ad essere lì dove è anche lui. 

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