Genitori fra crisi e opportunità
07 giugno 2022
I figli cercano una guida con cui confrontarsi, e vanno oltre gli stereotipi di genere degli adulti. Un convegno organizzato dalla Diaconia valdese fiorentina ha provato a fornire spunti di dibattito
«Genitorialità oggi: rarefazione, cambiamenti e opportunità»: il convegno organizzato dalla Diaconia valdese fiorentina (Dvf), in collaborazione con il Servizio sanitario della Toscana e il patrocinio del Comune di Firenze lo scorso 31 maggio, era rivolto a professionisti del settore sociale, sanitario ed educativo, ma hanno partecipato anche studenti universitari, giudici del Tribunale per i minorenni, docenti scolastici, semplici cittadini, a dimostrare il forte interesse per questo tema. «Più che i contenuti, mancano i “contenitori”, le occasioni in cui discutere sui grandi cambiamenti che interessano la società», ci dice Gianluca Palmieri, responsabile del Servizio di Counselling della Dvf e organizzatore del convegno, convinto che «il tema della genitorialità debba essere messo al centro del dibattito culturale, per avere ricadute operative sui servizi».
L’idea del convegno era nata prima della pandemia, e si è voluto realizzarlo in presenza, dopo una serie di webinar preparatori con i relatori, per favorire un’interazione maggiore: un’attesa premiata dai numeri (circa 150 partecipanti) e da due attivi dibattiti.
Obiettivo del convegno, spiega Palmieri, era «riflettere sui cambiamenti andando al di là degli orientamenti preconcetti e degli stereotipi di genere, individuare gli elementi che permettono di migliorare la funzione genitoriale e capire che cosa qualifica tale relazione. Nei servizi alle famiglie si vive una forte difficoltà dovuta alla sua destabilizzazione, una sorta di rarefazione dei ruoli genitoriali, che si somma al venir meno di una cornice culturale di riferimento».
Palmieri si è occupato per 17 anni delle comunità educative del Gould: da circa un anno l’attività di counselling è diventata un servizio ad hoc, che punta «a valorizzare le risorse dei soggetti favorendo lo sviluppo delle potenzialità per innescare processi di autoformazione continua», snodandosi fra percorsi individuali e di coppia per minori e adulti, corsi di formazione per enti e aziende e attività di supervisione. Dal 2017 è attivo il progetto con gli adolescenti, svolto insieme all’azienda Usl Toscana centro e ai servizi sociali del Comune di Firenze; sostenuto inizialmente dai fondi dell’otto per mille valdese, dal 2021 vede una partecipazione sostanziosa della Società della Salute.
La pandemia, lo sappiamo, ha acuito certe problematiche: «Il servizio di counselling è stato particolarmente attivo, le richieste di accesso sono raddoppiate, anche in forme internalizzate, con ansia, depressione, tentativi di suicidio; la pandemia e il confinamento hanno reso gli adolescenti più vulnerabili di fronte alle proprie debolezze, acuito il problema del ritiro sociale: è diventato ancora più difficile aiutarli. Senza dimenticare gli effetti negativi sui nuclei familiari problematici».
Nel convegno Palmieri ha tenuto una relazione intitolata «La voce dei figli», in cui ha raccontato l’esperienza con ragazzi inviati ai servizi per difficoltà scolastiche, socio-relazionali, ma anche lutti familiari, situazioni coercitive (per esempio in famiglie di migranti di prima generazione, in cui oltre al conflitto tipico c’è anche la tensione inerente la cultura di provenienza) o di clima familiare tossico durante una separazione. E poi problemi di dipendenza (sostanze, Internet), azioni di autolesionismo: «Molto spesso questi comportamenti risultano essere correlati con difficoltà nelle relazioni famigliari: di fronte a certe problematiche sviluppano meccanismi inconsci, deleteri, di compensazione. Le motivazioni sono effetti del problema, non il problema in sé. Ho cercato di individuare tratti comuni partendo proprio da loro, da quello che lamentano o chiedono più o meno scientemente, per esempio la mancanza di una funziona normativa e di limiti argomentati e condivisi. Pensiamo che gli adolescenti amino trasgredire, in realtà hanno bisogno di un confine, chiedono di abitare la norma; sennò si scivola in un relativismo etico dagli effetti imprevedibili. Altri problemi sono l’inversione dei ruoli, le relazioni caratterizzate da una comunicazione senza filtri. I ragazzi chiedono una guida con cui confrontarsi e magari scontrarsi per costruire la propria personalità. L’aspetto interessante emerso dalle sedute (anche in modo inconsapevole), che si riconnette agli obiettivi del convegno, è la “complementarietà per attitudine”: non cercano un genitore infallibile ma un adulto con una sufficiente consapevolezza di sé, e vanno oltre gli stereotipi di genere».
Su quest’ultimo aspetto, già emerso nel convegno, si lavorerà, con seminari e workshop, nel prossimo futuro: «Se poniamo dei dubbi sulla genitorialità di una coppia omosessuale, dicendo che occorre una funzione materna e una paterna, questo non solo lede il loro diritto, ma anche la “famiglia tradizionale”: un danno che non riguarda solo la stigmatizzazione di una parte, ma incasella tutti in ruoli stereotipati». In questo, proprio gli adolescenti possono aiutare: «L’età adolescenziale ha una predisposizione più fluida e aperta, bisogna vedere come sviluppano questi pensieri al di là dei condizionamenti e dei riferimenti esterni, e sta a noi cercare di promuovere certe loro idee e intuizioni».