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Perchè accogliamo

La testimonianza di una delle famiglie che ha accolto alcuni profughi provenienti dall'Ucraina, arrivati pochi giorni fa in Italia grazie alla Federazione delle chiese evangeliche

Primi giorni di accoglienza delle famiglie ucraine arrivate dalla Polonia pochi giorni fa, su iniziativa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.

Ieri si è tenuto il secondo incontro del percorso formativo online dedicato alle famiglie e alle comunità che accolgono, “Accogliere chi fugge la guerra”.

Abbiamo incontrato Maria Elena Lacquaniti, battista e componente della GLAM, la Commissione globalizzazione e ambiente della FCEI, membro della chiesa battista di Civitavecchia che ospita una giovane mamma con due bambini piccoli, proprio al momento del loro arrivo a Roma, giovedì scorso.

«Abbiamo deciso di accogliere – ha spiegato – perchè lo abbiamo sempre fatto. Già qualche anno fa abbiamo accolto in un’abitazione di nostra proprietà una coppia di nigeriani, che abbiamo seguito in tutte le loro traversie per circa dieci anni, dallo sbarco con una nave a Civitavecchia, fino al 2020, quando sono diventati completamente autonomi».

Nigeriani come i due ragazzi accolti di recente a Palermo dal centro valdese La Noce, dopo essere stati rifiutati da una famiglia che aveva dato la disponibilità per ospitare persone in fuga dall’Ucraina. Ma c’è qualche differenza? «Nessuna differenza, non ci possono essere. Ho notato però purtroppo che c’è una forma di accoglienza con qualche riserva sulla base del colore della pelle…», ha aggiunto Lacquaniti.

Quali sono le aspettative e le emozioni di chi accoglie? «Mi sento tranquilla, ricordo sempre però che stiamo accogliendo delle persone che soffrono, per un disagio grave, per un’emergenza. Nè mi sono sentita preoccupata quando ho voluto offrire l’accoglienza presso la nostra casa, anche se è piccola – ha concluso – . Speriamo di poter rasserenare in qualche modo il futuro di queste persone».

La mamma e i due bambini sono stati accolti presso una struttura della chiesa battista di Civitavecchia e l’intera comunità è coinvolta nel percorso di accoglienza.

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