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I luoghi parlano, anche per raccontare le tragedie

Memoria e paesaggio nell'ultimo libro di Alberto Cavaglion, docente di Storia dell'ebraismo

Un libro insolito, controcorrente e amaro, questo che Alberto Cavaglion, studioso e docente di Storia dell’ebraismo all’Università di Firenze, dedica al «buon uso della memoria», preso atto di certe vuote liturgie che finiscono «per cancellare le qualità salvifiche e anche le potenzialità didattiche che possiede l’arte del ricordo». Certa retorica – si chiede – a esempio sulla Shoah, ha forse determinato come reazione l’aumento del razzismo, dell’intolleranza, della xenofobia proprio in quei paesi in cui si sono svolte le “politiche della memoria”? E la Storia non ha forse inferto ferite profonde al nostro paesaggio, segnandolo non solo dalla speculazione edilizia, ma dalla dimenticanza, facendone dei “paesaggi convalescenti”? 

«Il rapporto fra memoria e paesaggio in Italia sembra non interessare nessuno, come nessuno pensa che la funzione estetica, la bellezza dei luoghi e dei ricordi che essi rappresentano abbia un grande valore nel processo educativo. Il dissesto causato dalla Storia sui luoghi della nostra quotidianità dovrebbe essere sentito almeno quanto lo è il prodotto della fatica umana: quelle ferite, inferte al paesaggio dall’odio, dalla guerra, dalle torture, dai bombardamenti, dalle rappresaglie vengono a oscurare un manto che è frutto del lavoro di millenni». Siamo condotti attraverso “luoghi, libri, sogni” – come recita il sottotitolo del libro – cominciando dal campo di concentramento di Fossoli, «da dove sono transitati Primo Levi e massima parte dei deportati italiani»; poi scopriamo «Villa Emma a Nonantola, dove trovarono asilo, grazie all’aiuto della popolazione, decine e decine di bambini in fuga, inseguiti dai tedeschi. Infine la torre della Ghirlandina a Modena, da cui si gettò l’editore Angelo Fortunato Formiggini, all’indomani delle leggi razziali. Un fazzoletto di terra, tre luoghi-simbolo situati nella pianura del Modenese, a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro, un concentrato di memorie da salvaguardare, adagiato in uno scenario che incanta i sensi».

Che cosa si deve intendere poi per “paesaggio contaminato”? – si domanda l’autore. Un capitolo centrale si apre con il ricordo della scrittrice Marina Jarre, il cui padre ebreo fu fucilato dai nazisti in Lettonia: «Le fosse comuni furono colmate di terra e appianate per nascondere i cadaveri delle persone eliminate con le fucilazioni di massa, migliaia di corpi nascosti, confusi con l’ambiente (...). Le fosse comuni dovevano essere invisibili. “Imboschire”, si diceva».

E in un altro capitolo, “Paesaggi sereni, paesaggi in lutto”, l’autore, attraverso visitazioni, citazioni e letture, ci fa assistere – in quel «fazzoletto di territorio che abbiamo scelto come modello» – alla trasformazione, nelle cesure della storia, attraverso gli occhi degli scrittori ebrei, di quei paesaggi che avevano amato e descritto. «Quale Italia sognavano prima? Quale paesaggio descrivono dopo l’apertura dei cancelli del ghetto? E infine, che cosa muterà nella loro rappresentazione dopo il 1945?». Gli ebrei italiani erano «a tal punto innamorati del paesaggio Italia in cui si sono trovati immersi, da perdere di vista la ragione politica che li aveva resi eguali agli altri cittadini. Un’ebbrezza capace di far perdere di vista quanto fragile fosse quell’equilibrio, quanto poco bastasse per riprecipitarli nel buio della reclusione (...). La felicità di essere parte di quel paesaggio ha oscurato la politica».

Ed è ancora uno scrittore, Giorgio Bassani, a essere «il vero testimone del trapasso, con l’impressionante sequenza di scene cimiteriali che accompagna tutta la sua opera. A partire dagli anni Trenta – infatti – il cimitero diventa la metafora di quella speranza perduta. Più è antico e più è abbandonato, maggiore è la sua forza attrattiva». Questo percorso struggente, però, ha il suo perché vitale, come dice l’autore stesso nelle ultime pagine: l’avere a cuore «l’avvenire dei ricordi».

* Alberto Cavaglion, Decontaminare le memorie. Luoghi, libri, sogni. Torino, add editore, 2021, pp. 156, euro 16,00.

 

Foto: campo Fossoli

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