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Creati, create, per il “buono”

Un giorno una parola – commento a Efesini 2, 10 

Il timore del Signore è odiare il male
Proverbi 8, 13

Siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone
Efesini 2, 10 

Vi è una ragione per cui Dio ha creato tutto ed è “il buono”. Il capitolo 1 della Genesi enfatizza, per ogni elemento creato, l’aspetto della “bontà”. Questo, almeno, era ed è il proposito di Dio, ma sappiamo che il fallimento umano ha portato ad altre conseguenze e al buono si è contrapposto il male. Molto dibattito filosofico e teologico tende a sondare questo lato oscuro che attanaglia la creazione, ma che cos’è il “buono” a cui Dio ha destinato sin dall’origine tutto il creato? Non si tratta di una dimensione astratta, ma concreta come può essere la fragranza del pane caldo appena sfornato. Dio si rivela come “facente” e il buono che crea fa parte del suo fare. L’autore del testo rivolto agli Efesini afferma, al capitolo 2, che la condizione di coloro che credono è quella di chi è stato vivificato dopo essere morto. La morte è presentata come condizione umana in cui si presentano voglie e desideri limitati dalla dimensione della carne e dunque dell’effimero. Gli esseri umani vivono lontani dal bene quando pretendono di ottenere ciò che desiderano per sé trascurando il bene collettivo. La violenza espressa dall’egocentrismo porta alla distruzione. Dio risponde alla confusione delle azioni umane prive di solidarietà e amore con il suo atto creatore. Quella dei credenti non è una nuova creazione, ma l’unica possibile sin dall’inizio di tutto. Dio crea i credenti affinché compiano opere buone e l’umanità scopra il vero significato della propria esistenza nel mondo. Nessuno potrà mai operare da “vivente” sulla terra finché non sarà raggiunto dalla misericordia di Dio che agisce il bene e vede in noi il buono che tante volte, nella solitudine, non riusciamo a scorgere neppure dentro di noi. 

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