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Pnrr: lotta contro il tempo e la burocrazia

È in distribuzione in tutto il pinerolese il numero di marzo del free press "L'Eco delle valli valdesi" dedicato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

È in distribuzione in tutto il pinerolese il numero di marzo del free press "L'Eco delle valli valdesi" dedicato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Qui di seguito un articolo di inquadramento generale curato da Claudia Segre, Trader Manager, Presidente della Global Thinking Foundation. Buona lettura.

La pandemia lascia un bilancio negativo in termini di costi sociali ed economici che si riflettono in una più ampia e diffusa consapevolezza della gravità delle sfide che abbiamo davanti. Ed è su queste sfide che si concentra lo sforzo di realizzazione da parte dei Governi dell’UE di una nuova politica europea di lungo termine delineata dal piano Next Generation EU 2021-2027, nella scia del quale si inserisce il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza italiano e degli altri Paesi aderenti.

Sei missioni pilastro, 63 riforme necessarie suddivise tra riforme orizzontali o trasversali, abilitanti o funzionali e quelle settoriali, e 151 linee di investimenti per rilanciare la produttività del Paese. E se il raggiungimento dei 51 obiettivi previsti nel 2021 aveva dato vigore e speranza per i prossimi 102 attesi in attuazione per il 2022, si profilano parecchie nubi all’orizzonte alle quali la crisi energetica e le tensioni geopolitiche contribuiscono, nel delineare un percorso realizzativo accidentato, ma non impossibile per il nostro Paese.

Ma non sono solo i numeri delle azioni politiche necessarie e delle riforme da completare a spaventare gli economisti, è l’impianto del Piano che fa paura soprattutto alle Amministrazioni locali, sulle quali si scaricano importanti responsabilità progettuali. Basti pensare al principio che permea la rivoluzione green europea detto Dnsh, ovvero “do no Significant Harm” secondo il quale qualsiasi intervento previsto dovrà non solo essere puntualmente rendicontato, ma non potrà  arrecare danno all’ambiente quindi dovrà essere a impatto zero: per questo i Piani di tutti i Paesi son vincolati al porre il 37% delle risorse in chiaro ambito di transizione ecologica.

Inevitabile la corsa a specialisti di rendicontazione di bandi, analisi di impatto sociale ed economico causata dalle scadenze impegnative, pressanti e oltretutto tassative che trovano molte realtà locali poco pronte e attrezzate a calibrare progetti lungimiranti misurabili, con indicatori di performance chiari e trasparenti. Il grido d’allarme di molti sindaci si è fatto sentire, ma come ha spiegato il premier Mario Draghi il Pnrr è un’occasione unica per alimentare un moto virtuoso dal basso, partendo proprio dai territori per i territori. Inoltre una piena realizzazione del Pnrr permetterà una proiezione internazionale ancora più decisa e significativa al Paese, basti pensare agli interventi in corso nelle città d’arte e luoghi turistici di rigenerazione urbana e mobilità sociale per una migliore convivenza tra flussi turistici e l’esigenza dei lavoratori pendolari che necessitano di soluzioni complementari con il potenziamento del trasporto cittadino. 

Ma anche il recupero e l’ampliamento degli impianti sportivi diventano una vera e propria novità in un’Italia che non ha mai saputo rispondere in maniera lucida all’esigenza di investimenti sociali mirati e a favore delle nuove generazioni. Son tante le risposte che è chiamato a dare il Pnrr e i progetti a esso collegati e ora più che mai quelli sull’autonomia energetica scatenano la bagarre sui tanti, troppi, ritardi che hanno frenato la diffusione delle energie rinnovabili, ferme al di sotto del 40% dell’energia prodotta rispetto al fabbisogno, che viene soddisfatto in Germania con ben un 60% di ricorso alle fonti rinnovabili, che toccheranno secondo il Governo tedesco l’80% nel 2030. 

Sì, perché l’altro asse trasversale che attraversa tutte le misure del Pnrr si rifà ai “17 obiettivi di sostenibilità” dell’Agenda 2030, sulla quale c’è molto da fare e per la quale si potrebbe valutare un cambio di marcia già da una visione d’insieme tra ambiente e sanità perché abbiamo imparato che la tutela dell’ambiente e la salvaguardia della salute necessitano di politiche sinergiche, e su questo possiamo farci forti dei risultati ottenuti nella strategia di vaccinazione e lotta al Covid. 

Tanta carne al fuoco per il Piano della salvezza, che sembrerebbe avere molte similitudini con il Piano Marshall, ma a onore del vero il Pnrr è inserito in un ambito tutto europeo ed è evidente che sia le modalità sia i mezzi (forniture dagli Usa e regolamento in dollari Usa a quei tempi!) lo distinguono da qualsiasi paragone possibile: restano invece ad accomunarli la proiezione delle progettualità sul lungo termine e il valore assoluto per le nuove generazioni, che certamente si lega per finalità e respiro lungimirante. Un moto di giustizia intergenerazionale è necessario a guidare una risposta politica che non può subire ritardi e alla quale ognuno di noi può contribuire con un rinnovato senso di responsabilità sociale e partecipativa. 

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