Trieste, archiviate le accuse ai solidali al confine
24 novembre 2021
Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi, accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, hanno visto cadere ogni contestazione. Il loro impegno quotidiano di cura delle persone migranti non si è mai fermato
Dopo novi mesi esatti di sofferenza finalmente la verità. In data 22-23 novembre 2021 il pubblico ministero e il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bologna hanno convenuto di archiviare l’accusa fatta nei confronti di Lorena Fornasir, 67 anni, psicologa, e di Gian Andrea Franchi, 84 anni, filosofo, «non emergendo elementi che consentano la sostenibilità dibattimentale dell’accusa».
«L’indagine (ricorda il giornalista Cristiano Lucchi sul sito Perunaltracitta.org) , iniziata nel 2019, nasce per iniziativa del P.M. di Trieste, alla ricerca di un legame intrinseco fa la cosiddetta cellula triestina di passeur o smuggler, i due volontari in questione e, indirettamente, anche Linea d’Ombra», l’associazione da loro fondata per prestare primo soccorso alle persone migranti che a piedi, spossate giungono a Trieste dopo aver valicato il confine sloveno o croato a seguito di mesi di marce fra condizioni di vita disumane e i violenti respingimenti cui le forze dell’ordine, non ultime quelle italiane al confine, li sottopongono.
Inizialmente l’indagine, reato ipotizzato favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, riguardava solo Franchi. In un secondo tempo, ha coinvolto anche Lorena Fornasir, il cui impegno nella cura dei piedi delle persone migranti è diventato in questi mesi uno dei simboli di chi si ostina a credere che un modo differente di accogliere è possibile, e sarebbe anzi da praticare, contro la logica di mura e cani aizzati.
Una delle accuse riguardava l’avere ospitato per una notte una famiglia di profughi con dei figli adolescenti, rimasti senza un tetto ricorda Nello Scavo dalle colonne di Avvenire. «L’attività investigativa – precisava una nota degli investigatori triestini al momento delle perquisizioni – è stata condotta dalla Digos di Trieste, supportata dal Servizio per il Contrasto all’estremismo e al terrorismo esterno». Ma ora queste accuse sono decadute.
Il coinvolgimento di Fornasir nelle indagini aveva portato allo spostamento presso il tribunale di Bologna delle indagini in quanto la stessa Fornasir, giudice onorario presso il tribunale dei minori di Trieste, rientra nei ranghi della magistratura per la quale è competente appunto il tribunale bolognese.
Il magistrato bolognese non ha difficoltà a ravvisare il carattere artificioso della presunzione di collegamento fra gli indagati e una presunta organizzazione che a scopo di lucro agirebbe per far entrare clandestinamente soggetti in Italia, e ha dunque richiesto l’archiviazione che il giudice per le indagini preliminari ha confermato.
«Un’archiviazione che dimostra con chiarezza l’intenzione politica dell’indagine che ha portato alla denuncia – commentano Franchi e Fornasir-. Il succo di questa vicenda sta appunto nel rendere ancora una volta evidente il carattere politico delle denunce nei confronti degli attivisti solidali con i migranti: così è caduta la denuncia contro Mediterranea e prima ancora quella contro Carola Rackete. Crediamo che cadrà anche quella di Andrea Costa di Baobab di Roma».
L’odissea dei due volontari aveva avuto avvio martedì 23 febbraio, esattamente nove mesi fa, quando all’alba la polizia si era presentata nella loro abitazione triestina sequestrando cellulari e documenti relativi all’associazione Linea d’Ombra. Ora l’archiviazione e il sollievo per Franchi e Fornasir, che non hanno mai cessato il loro impegno insieme ai tanti volontari che da Trieste a Lampedusa, da Ventimiglia al Monginevro tentano di mostrare il volto umano di un’Europa solidale, per lo meno dal basso.
La foto è tratta dal sito Linea d'Ombra