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10 ottobre. Giornata mondiale contro la pena di morte

La Giornata mondiale 2021 è dedicata alle donne che rischiano o sono già state condannate a morte o già giustiziate. L'impegno dell Acat, l'Azione dei cristiani per l'abolizione della tortura

Il 10 ottobre è la Giornata mondiale contro la pena di morte.  Essa, spiega l’Azione dei cristiani per l’abolizione della tortura (Acat), «riunisce il movimento abolizionista globale. Inoltre, mobilita la società civile, i leader politici, gli avvocati, l’opinione pubblica per sostenere la richiesta di abolizione universale della pena capitale. La giornata incoraggia e consolida la consapevolezza politica e generale contro la pena di morte».

Il numero di ottobre del Corriere dell’Acat parla di questo tema. «Non potevamo che focalizzare la nostra attenzione su quello che continua ad essere un orrendo crimine contro la dignità dell’essere umano» si legge nel testo. Fra i contenuti, i casi tratti dalla documentazione messa a disposizione dalla Coalizione mondiale contro la pena di morte.

La Giornata mondiale 2021 è dedicata alle donne che rischiano di essere condannate a morte. A quelle che hanno già ricevuto una condanna a morte. Alle donne giustiziate. A coloro a cui la pena è stata commutata. A quelle donne che sono state scagionate o graziate. «Un’ampia discriminazione basata sul genere (spesso associata ad altri elementi come età, orientamento sessuale, disabilità e razza) espongono le donne a molteplici forme di disuguaglianza – scrive ancora l'Acat –. Tali pregiudizi possono pesare enormemente sulla condanna». Inoltre, «le circostanze attenuanti (come l’essere soggetti a violenze e abusi di genere) non vengono prese in considerazione». L’Acat continua il suo lavoro per la completa abolizione della pena di morte in tutto il mondo per chiunque e per qualsiasi tipo di crimine. E conclude: «è fondamentale lanciare l’allarme sulla discriminazione che le donne subiscono. E su quanto questa possa incidere sull’eventuale condanna a morte».

Breve storia dell’Acat

Nel marzo 1974 un pastore valdese italiano, Tullio Vinay, testimoniò a Parigi sui metodi di tortura usati sui prigionieri politici in Vietnam. Una signora, Hélène Engel, allora settantatreenne, ne rimase sconvolta. Quindi, decise di impegnarsi in un’azione per sensibilizzare le chiese allo scandalo della tortura. Da qui nasce Acat, che oggi conta diverse sedi nel mondo e in Italia. Alla base dell’azione di Acat c’è l’articolo 5 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948: “Nessuno sarà sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti”. Altro pilastro è il convincimento cristiano della dignità di ogni uomo “… creato a somiglianza di Dio”.

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