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La sconfitta della morte e la promessa dell’immortalità

Un giorno una parola – commento a II Timoteo 1, 10

Dio disse: «Mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai»
Genesi 3, 19

Cristo Gesù ha distrutto la morte e ha messo in luce la vita e l’immortalità mediante il vangelo
II Timoteo 1, 10

Il contesto delle parole che abbiamo letto appartiene al genere letterario del testamento. L’apostolo Paolo, prossimo alla morte, lascia per iscritto la sua testimonianza di come si muore da credenti. Le parole stesse che scrive hanno quindi un sapore di confessione di fede, appartengono alla predicazione del vangelo di una vita intera, ossia: la venuta di Gesù è “l’atto decisivo della storia umana”; essa ha invertito il destino di morte, a cui tutto è sottoposto, mostrando con potenza la vita e l’immortalità.

Queste affermazioni sull’immortalità e la fine della morte ci arrivano “dalla penna” di un uomo che scrive un fiducioso testamento di addio. Lo fa dando istruzioni sul come vivere con fiducia e in modi che infondano negli altri fiducia nelle promesse di Dio. La storia pullula di discussioni su cosa significhi morire bene e quale tipo di vita prepari una persona ad una buona morte. È dolorosamente facile per i caregiver usare queste parole per sminuire la realtà del dolore e dell’umiliazione che le persone sperimentano, come se la risposta cristiana alla sofferenza debba essere: “Andrà tutto meglio quando sarai col Signore!” o, peggio, “non ti lamentare per la tua condizione, mostra la tua fede!”. 

Ma qui l’atteggiamento è tutt’altro, e anche l’obiettivo. Il messaggio su Cristo che abolisce la morte colpisce molti ascoltatori come una potente e buona notizia. La sconfitta della morte e la promessa dell’immortalità sono espressioni, conseguenze della grazia di Dio mostrata in Cristo. La morte di Gesù Cristo, che agli occhi del mondo è segno di debolezza, con la risurrezione ha mostrato la realtà della sua potenza che sconfigge la morte. Si tratta perciò di una ridefinizione del significato di potere che sovverte la vigente “volontà di potenza” che porta la morte, e lo rimpiazza col vangelo – che: «è potenza di Dio» – che porta la vita. Paolo sa che questo vangelo non verrà contraddetto neppure dalla propria morte.

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