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Filippo Lops, vincitore del concorso “Un inno per il creato”

La musica, amata fin da piccolo, ha sostenuto il suo percorso di vita e di fede

L’anno scorso la Tavola valdese ha bandito un concorso per la composizione di un nuovo inno, ispirato al versetto del Salmo 96 «Cantate al Signore un cantico nuovo». Sono giunte 9 composizioni originali, tre sono arrivate “in finale”. La vittoria è stata assegnata a L’Universo Dio creò di Filippo Lops, classe 1945, membro della chiesa metodista di Ponticelli (Napoli).

Nato a Trani, Filippo – non vedente dalla nascita – ha frequentato da piccolo la chiesa valdese di Corato (Ba); poi per i suoi studi si è trasferito a Napoli dove ha frequentato l’Istituto magistrale ed il Conservatorio della città. È stato insegnante di educazione musicale come precario presso un istituto di scuola superiore, poi di ruolo in diverse scuole secondarie di primo grado. Lo abbiamo incontrato e rivolto alcune domande.

– Come è nato l’inno L’Universo Dio creò: la sua musica, il testo e l’arrangiamento?

«In questi ultimi tempi si parla tanto di disastri ambientali; l’uomo ha disobbedito all’amore di Dio, che gli affidato la creazione: invece di prendersene cura ne ha approfittato per avidità, ed ormai sono in atto la desertificazione, il surriscaldamento, l’inquinamento delle acque e dell’aria. Tutto questo mi è stato di ispirazione per il canto L’Universo Dio creò. Per quanto riguarda la musica: si tratta di una melodia molto semplice fatta di incisi – con una modulazione al terzo e quarto inciso – con una cadenza finale. Il canto è strofico, è stato pensato monodico, ed ha una melodia spontanea. Penso che la musica nella chiesa debba essere accessibile a tutti, non deve essere complicata, né con troppi artifici, ma deve essere di facile apprendimento in modo che tutta l’assemblea possa cantarla durante il culto. La melodia che ho composto, accompagnandomi al pianoforte, l’ho poi affidata al Ministero musicale dell’Unione battista, nelle persone dei maestri Carlo Lella e Francesco Iannitti, che mi hanno aiutato, costruendo un arrangiamento strumentale, eseguendo il canto con le voci, e registrando la traccia su un CD che è stato poi presentato al concorso. Sono molto contento della valutazione che la Commissione musica valdese ha dato sia al mio lavoro sia a quello fatto dal Ministero musicale dell’Ucebi».

– Cosa rappresenta la musica per lei?

«La musica è stata sempre uno strumento per esprimere la mia intimità. Ho studiato i classici Beethoven, Mozart, Bach, che mi hanno sempre dato grandi emozioni; mentre la musica da chiesa è stata per me un modo per comunicare con Dio, da cui ricevo la forza e l’ispirazione per creare altri inni. Nella chiesa mi ha sempre colpito la musica oltre al sermone: la gente è attirata dal canto, e i canti che accompagnano le varie fasi del culto devono essere adeguati alla predicazione e ai diversi momenti della liturgia».

– Che ruolo ha la musica nella sua vita di credente? C’è un inno che ha accompagnato un momento particolare della sua esistenza?

«Fin da piccolo ho sentito un’attrazione per gli inni. Mio padre cantava spesso i canti della chiesa e io spontaneamente mi mettevo ad un armonium a pedale che avevamo a casa, e trovavo le melodie ad orecchio. Ho accompagnato al piano il canto comunitario in diverse chiese evangeliche di Napoli. La musica ha sempre sostenuto la mia esperienza di fede. Ho tanti inni che amo, come ad esempio “Più presso a te, Signore”, oppure “Mi prendi per la mano Signor Gesù”, e “Vieni fratello, vieni a Gesù”».

–  Ha deciso di destinare il premio in denaro destinato al vincitore del concorso al supporto delle attività musicali nelle chiese…

«Ho voluto lasciare alla Commissione musicale della Tavola valdese la cifra destinata alla vincita perché ci tengo che le attività musicali nelle nostre chiese si sviluppino sempre più e che ci siano persone che dedicano tempo a raccogliere canti e a diffonderli. È un lavoro importante che va sostenuto».

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