Le parabole di Gesù
08 settembre 2021
Un giorno una parola – commento a Luca 4, 22
«Ecco il mio servo, io lo sosterrò; il mio eletto di cui mi compiaccio»
Isaia 42, 1
Tutti gli rendevano testimonianza, e si meravigliavano delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca, e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?»
Luca 4, 22
Capita spesso di sentirsi chiedere prove della storicità di Gesù. Se con la parola “prova” si intendono documenti d’archivio o reperti archeologici, non abbiamo nulla; questo fatto, spesso utilizzato a scopi polemici, non è certo un argomento valido per confutare la vicenda storica di Gesù. Infatti, le testimonianze del passaggio sulla terra di Gesù sono comunque assai più numerose di quelle che abbiamo a riguardo della gran parte di coloro che hanno avuto un posto nella storia senza però ricoprire incarichi ufficiali. Chi vuole approfondire questo argomento può facilmente reperire molto materiale, tra cui vorrei consigliare un bel video di Alessandro Barbero relativo all’argomento. Mi permetto però di portare alla vostra attenzione una tesi che traggo dal volume “Il Gesù storico”, ad opera di Gerd Theissen e Annette Merz: una prova del percorso storico di Gesù è la sua autorialità (mi sto ovviamente riferendo alle parabole). In questo possiamo ritrovare una traccia ancora vivente del passaggio di Gesù su questa terra: l’opera del suo ingegno, della sua creatività. La parabola era una forma allora agli albori (quelle di Gesù sono tra le prime, se non le prime attestate) ma che continuò nel tempo e aveva il dono di comunicare in maniera efficace e diretta a chiunque la ascoltasse, senza distinzioni, ma senza rinunciare alla cura formale ed estetica. Una specie di racconto emblematico illustrato, ma in forma orale. Le parabole dei Vangeli, anche quelle che hanno una sola attestazione, hanno l’impronta di uno stile veloce e vivace, incisivo, senza un segno di troppo. Non mi vergogno a dire che forse l’aspetto che di Gesù trovo più commovente, perché ancora oggi è vivo, qui vicino a me per il lavoro delle sue parole, è proprio questo: quello del giovane autore ucciso a poco più di trent’anni.