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Dio accoglie la nostra piccolezza

Un giorno una parola – commento a Amos 7, 2-3

Amos disse: «Signore, Dio, perdona! Come potrà sopravvivere Giacobbe, piccolo com’è?». Il Signore si pentì di questo: «Ciò non accadrà», disse il Signore
Amos 7, 2-3

Paolo scrive: «Esorto, dunque, prima di ogni altra cosa che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini»
I Timoteo 2, 1

La vera grandezza dell’essere umano, forse, è di accettare la sua piccolezza. Abbiamo bisogno di porci davanti a Dio, per accettare con serenità e fiducia la nostra piccolezza. Non farlo può essere molto rischioso, i rischi sono tre. Il primo rischio è quello di crederci grandi, forti, capaci di decidere del nostro destino, quando invece non lo siamo; rischiamo poi di essere del tutto impreparati quando la vita ce lo rende evidente.

Abbiamo vissuto fin lì sulla base di una menzogna, o quantomeno di un’illusione. Il secondo rischio è quello di accettare la nostra piccolezza, ma obtorto collo, all’insegna della rabbia, magari dell’autolesionismo nelle sue varie forme, di arrivare a disprezzare noi stessi e gli altri, perdendo fiducia o non riuscendo a trovarla. Il terzo rischio è di costruirci una grandezza artificiale: sposare una persona più ricca di noi, anche se non ne siamo davvero innamorati, indebitarci per vivere al di sopra delle nostre possibilità, accettare la legge del più violento, cercando di “fare le scarpe” ai nostri colleghi o concorrenti economici, convincerci di essere migliori di persone di altre etnie, culture o orientamenti sessuali, vedere nel “diverso” sempre e solo un nemico. Tutto ciò è artificiale; artificio vuol dire espediente, vivere di espedienti perché non abbiamo conosciuto altro.

L’Altro è Dio, altro da noi, grande in amore per noi, capace di accogliere la nostra piccolezza mostrandoci che Lui è disposto a cambiare. Cambiare sacrificandosi, facendosi piccolo di fronte al suo stesso proposito di amarci, di perdonarci se siamo caduti in uno di quei tre rischi, tre burroni scavati con le nostre stesse mani. È perché Dio si pente, che possiamo pentirci anche noi. Dio si pente per rimanere fedele a se stesso: questa è la “voce” che sentiamo dentro di noi, quando guardiamo a Gesù come a colui che è grande perché si è fatto piccolo. Siamo piccoli, con serenità e con piena fiducia, piccoli in comunione con Dio. Amen.

 

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