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Oltre l’emergenza: il ruolo delle chiese di fronte alla pandemia

Un nuovo documento della Commissione battista, metodista e valdese per i problemi etici posti dalla scienza

"Durante la pandemia: considerazioni etiche e teologiche a un anno dall'inizio della crisi sanitaria Covid-19" è il titolo del nuovo documento della Commissione per i problemi etici posti dalla scienza delle chiese battiste, metodiste e valdesi che giunge pochi mesi dopo il precedente "Vaccini anti-Covid: scelte responsabili" (che sollevava diverse questioni etiche a partire dalla gestione dell'emergenza Covid-19 e dalle speranze riposte nella vaccinazione).

L'attuale documento sottolinea l'importanza dell'impegno delle chiese in un momento segnato da diversi problemi nella gestione della pandemia: «la lucida individuazione dei punti di criticità - si legge nel testo -, la presenza a fianco dei più fragili, la diaconia del prestare voce a coloro che subiscono scelte che provocano disuguaglianza sono certamente compiti importanti. La collaborazione con le istituzioni, le associazioni, il volontariato e tutte le forme di azione, di insegnamento, di esercizio di critica costruttiva sono cifra della testimonianza in cui le chiese sono impegnate». Di questo parliamo con Ilenya Goss, pastora valdese, medico e membro della Commissione.

Cosa è cambiato nel contesto della pandemia tanto da richiedere la stesura di un nuovo documento a pochi mesi da quello sui vaccini?

«La situazione di crisi provocata dalla pandemia evolve rapidamente portando via via in primo piano problemi diversi o evidenziandone aspetti specifici. Al momento di licenziare il documento sui vaccini la campagna vaccinale non era neppure iniziata, e il documento si concentra infatti sull’intenzione di offrire un testo snello e di facile consultazione (alle chiese e fuori) in cui siano presenti spiegazioni accessibili di come funzionano i nuovi vaccini a mRNA, con il valore aggiunto di una riflessione etica che evidenzi le criticità prospettate dalla loro produzione e distribuzione. Oggi, a sei mesi dall’inizio della campagna vaccinale, con alcuni Paesi che ne prospettano la conclusione, con l’Italia al 25% della popolazione vaccinata (sull’obiettivo dell’80% da raggiungere a fine estate) i problemi che sono emersi sono cambiati e si sono precisate altre aree di criticità. Inoltre la Commissione per i problemi etici posti dalla scienza ha ritenuto opportuno sottolineare alcuni nodi che oggi, proprio perché è trascorso del tempo, possono essere guardati da una prospettiva meno “emergenziale”, con una riflessione più ponderata dal punto di vista teologico: ecco perché nell’attuale documento il focus non sono esclusivamente i vaccini, ma anche la pastorale dei malati, l’organizzazione sanitaria e, in prospettiva, il Green Pass che sta per entrare in uso e gli eventuali problemi etici che il dispositivo porta con sé».

Il documento individua alcune aree di forte criticità etica nella gestione della pandemia. Ce le vuole riassumere?

«Le aree di criticità trattate nel documento riguardano: l’assistenza sanitaria e pastorale ai malati sia Covid, sia non Covid: la crisi pandemica ha evidenziato la difficoltà di accesso alle cure, e in alcuni casi l’impossibilità a ricevere accompagnamento pastorale; la campagna vaccinale: internazionale, con la questione dell’equità nella produzione e distribuzione dei vaccini, e nazionale con i problemi provocati in alcuni casi dalla regionalizzazione del Servizio sanitario; i problemi della comunicazione scientifica in tempo di crisi, con il caso emblematico del vaccino AstraZeneca; l’utilizzo nazionale e internazionale del passaporto vaccinale, con i possibili problemi di giustizia che solleva. La Commissione ha voluto sottolineare il ruolo del credente e delle chiese nel testimoniare l’annuncio di cui sono portatrici, con la presenza attiva, con la riflessione e con l’offerta di un pensiero critico e l’impegno ad affiancare gli sforzi di ogni uomo e ogni donna di buona volontà per il bene comune». 

Nel documento si rivendica il diritto importante, da parte dei ministri di culto, di esercitare la cura d'anime nei confronti di chi soffre. Le sofferenze prodotte dalla pandemia sono molteplici. Quali strumenti e contenuti spirituali occorrono per farvi fronte?

«Il tema della cura d’anime è trattato nella prima parte del documento perché nelle discussioni in Commissione è emersa più volte la necessità di soffermarsi sull’esigenza di farsi carico delle sofferenze che uomini e donne attraversano in questo tempo: la crisi sanitaria porta con sé quella sociale, economica, politica, e molte persone e famiglie patiscono un contraccolpo molto forte. Come cristiani e come chiese conosciamo la responsabilità che portiamo: per quanto sappiamo di essere piccoli e poveri a nostra volta, siamo consapevoli del debito verso fratelli e sorelle che necessitano di assistenza, e mettiamo a disposizione le risorse di ascolto, di accoglienza, di attenzione, ma anche di attiva e propositiva cura pastorale, di annuncio personale della “buona notizia” di speranza, di fiducia e di forte solidarietà a cui ci chiama l’Evangelo. Aiutare ad intravedere luce, talvolta anche lavorare per aprire spiragli da cui possa passare speranza, fanno parte integrante della postura che il discepolato cristiano ci chiede e la responsabilità pastorale ci impone».

 

Tratto da chiesavaldese.org

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