Seguire pienamente il Signore
27 maggio 2021
Un giorno una parola – commento a Giosuè 14, 8
Caleb disse a Giosuè: «I miei fratelli, che erano saliti con me, scoraggiarono il popolo, ma io seguii pienamente il Signore, il mio Dio»
Giosuè 14, 8
Tieni fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona. Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio
Apocalisse 3, 11-12
Al momento della spartizione della terra promessa, Caleb chiese a Giosuè di ricevere la zona di Hebron; decenni prima, Mosè, aveva inviato lui e altri uomini a esplorare il paese che il Signore aveva scelto per loro; di quelle persone, Caleb fu l’unico a fornire un resoconto veritiero: e per questo, Mosè gli assicurò che un giorno la terra che aveva calpestato sarebbe stata sua.
Secoli dopo, comprendiamo ancora bene l’importanza di avere diritti fondati e riconosciuti su una proprietà; ma ci interessano assai di meno le rivendicazioni di persone morte da tempo immemorabile; tuttavia, per chiunque abbia un po’ di familiarità con la storia degli ebrei, qui suona una campana: e non una piccola.
Indubbiamente, è fondamentale rilevare l’importanza dell’elezione di Dio, che scelse questo popolo e diede loro quel paese; così com’è importante vedere come la spartizione avvenne in modo solenne, alla presenza delle autorità e – tirando a sorte – con l’intervento dell’Eterno stesso; ma per tutti quelli che erano a conoscenza della catastrofe della conquista assira e di quella babilonese, la dichiarazione di Caleb, di aver seguito «pienamente il Signore» (Gios. 14, 8), doveva suonare quanto mai significativa, come del resto è esplicitamente affermato qualche versetto dopo: «Per questo Caleb, figlio di Gefunne, il Chenizeo, ha avuto Ebron come eredità, fino a oggi: perché aveva pienamente seguito il Signore, il Dio d’Israele» (Gios. 14, 14).
Noi che viviamo in una nazione che si definisce cristiana, parte di un’Europa della quale si sottolineano le radici cristiane, dovremmo tenere ben presente la vicenda di Caleb e ricordare che tutto questo non basta; se non sapremo seguire «pienamente il Signore» (Gios. 14, 8), altri vi abiteranno al nostro posto; lo stesso vale per le nostre amate chiese evangeliche in Italia: se non sapremo rimanere fedeli all’Eterno, altri proclameranno l’Evangelo al posto nostro; non è prospettiva piacevole, me ne rendo conto, ma è sicuramente verosimile: pensiamoci intanto che c’è ancora tempo.