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Il fondamento di ogni nostra preghiera

Un giorno una parola – commento a Luca 11, 1

Tu, o Signore, sei buono, pronto a perdonare, e misericordioso verso quanti t’invocano
Salmo 86, 5

Gesù era stato in disparte a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare»
Luca 11, 1

Probabilmente, non esiste un solo cristiano che non abbia mai ascoltato e/o recitato il Padre nostro; e, altrettanto probabilmente, ve ne saranno ben pochi che non lo conoscano a memoria; tuttavia, la richiesta che uno dei discepoli rivolse a Gesù rimane profondamente attuale; molte persone, infatti, non sanno pregare o sentono di non saper pregare come si deve.

Indubbiamente, le parole insegnate dal Signore rappresentano un modello imprescindibile anche nel testo trasmessoci dall’evangelista Luca, più breve rispetto a quello di Matteo; questa preghiera dice l’essenziale: Dio, le necessità quotidiane, i problemi etici e personali; si potrebbe quasi affermare che il Padre nostro contenga in sé, in embrione, ogni nostra possibile preghiera.

Tuttavia, come ci mostra con chiarezza l’altro versetto proposto oggi da Un giorno una parola, c’è qualcosa che viene prima ed è più importante di qualunque preghiera: anche di quella di Gesù; ossia, che «il Signore è buono, pronto a perdonare, e misericordioso verso quanti lo invocano» (Sal. 86, 5); se Dio non fosse tutto questo se, cioè, non fosse degno di fiducia – che senso avrebbe confidare in lui? Che efficacia potrebbe mai avere anche la più profonda e sentita delle preghiere? E a cosa potrebbe mai servire imparare a pregare?

Questo, però, era proprio uno degli aspetti fondamentali dell’insegnamento di Cristo: Dio è buono, è un genitore amorevole, premuroso e sollecito, pronto a intervenire a favore dei propri figli e delle proprie figlie; e se il Padre nostro è una pietra miliare della spiritualità umana, forse è anche perché chi lo insegnò scommise la sua intera esistenza sulla bontà e sull’affidabilità di questo Padre celeste; in effetti, anche oggi, Gesù, prima ancora che attraverso la sua preghiera, c’insegna mediante la sua vita, morte e risurrezione che: «Il Signore è buono,
e la sua bontà dura per sempre» (I Cr. 16, 34); qui sta il fondamento e la ragion d’essere d’ogni nostra preghiera.

 

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