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Sanatoria Bellanova per lavoratori stranieri ferma al palo

Manifestazioni ieri in tutta Italia per chiedere lo sblocco di una insostenibile situazione di stallo relativa all'emersione dei lavoratori stranieri senza permesso di soggiorno in Italia

Da Brescia a Milano, da Roma a Padova. E poi ancora a Napoli, Treviso, Bergamo, Torino e varie altre. Ieri pomeriggio in molte città italiane si sono svolte manifestazioni per richiedere un'accelerazione nei tempi di gestione della sanatoria voluta dalla ex ministra Teresa Bellanova per regolarizzare migliaia di persone migranti e combattere il caporalato. Quello che doveva essere uno strumento utile in tempo di pandemia a far emergere dall'irregolarità tante persone straniere, indispensabili  per le attività lavorative svolte per lo più nei campi o come badanti, si sta rivelando un enorme flop. 

A 9 mesi dal 15 agosto, ultimo giorno utile per la presentazione delle domande ci sono regioni che non hanno ancora praticamente nemmeno espletato una pratica come la Campania.

In generale a fronte delle oltre 207.000 domande presentate dai datori di lavoro (l’85 per cento riguarda il lavoro domestico e il 15 per cento l’agricoltura), sono stati rilasciati solamente 1.480 permessi di soggiorno, lo 0,71 per cento del totale. Le stime parlano di circa 600.000 stranieri presenti sul nostro territorio senza i regolari documenti.

A Torino come racconta Fabrizio Maffioletti sul sito Pressenza una delegazione dei manifestanti ha incontrato il Viceprefetto Accardi.

«Durante l’incontro Accardi ha reso noti i numeri della sanatoria: 171 pratiche evase su 5419 istanze presentate in Piemonte. La delegazione dei manifestanti, al termine dell’incontro, ha dichiarato che Accardi ha affermato che ci sono circa 1.200 richieste ferme in Questura e circa 1.300 pratiche ferme all’Ispettorato del Lavoro. Certo stupisce che ad una riforma atta a contrastare i crimini legati allo sfruttamento del lavoro vengano dedicate così poche risorse da parte degli organi competenti».

In tutta Italia le richieste sono di accelerazione delle convocazioni a seguito della domanda di sanatoria 2020, la velocizzazione del rinnovo del permesso di soggiorno da parte della questura, l'immediato riconoscimento del diritto alla salute di tutti i lavoratori immigrati in stato di emersione, l'allargamento ad altre categorie di lavoratori immigrati dei benefici della sanatoria, la regolarizzazione di chi  è in possesso di un permesso di soggiorno valido.

Già a ottobre su Riforma il sociologo e docente Maurizio Ambrosini aveva evidenziato «Almeno due limiti appariscenti. In primo luogo, il decreto replicava il tradizionale impianto delle sanatorie all’italiana: l’emersione non è un diritto della persona immigrata, ma una concessione che passa attraverso un rapporto di lavoro, benché informale, e richiede la disponibilità del datore di lavoro a farsi carico della procedura, assumendo il lavoratore straniero. Questo approccio è stato ribadito anche al tempo del Covid, quando avrebbe avuto senso far emergere tutti gli immigrati soggiornanti in Italia per poterli monitorare. Abusi, ricatti, ricorso a datori di lavoro fittizi o solidali, sono le conseguenze purtroppo prevedibili di questa impostazione. Capita sistematicamente a ogni sanatoria che alcuni immigrati pur avendo un lavoro non riescano a regolarizzarsi; altri vengano regolarizzati da un altro datore di lavoro o in un altro settore, per esempio come domestici anche se lavorano come muratori; altri ancora riescano a regolarizzarsi pur non avendo un lavoro stabile; moltissimi paghino gli oneri previsti al posto dei datori di lavoro.

Il secondo limite si riferiva alla scelta di ammettere solo i lavoratori di alcuni settori, sostanzialmente agricoltura e servizi alle famiglie, scartando tutti gli altri: tra loro, addetti alle pulizie o fattorini che avevano lavorato per assicurare servizi essenziali durante il Covid e si sono trovati esclusi, a meno che non siano riusciti a travestirsi da collaboratori domestici trovando un datore di lavoro compiacente».

Le sigle che hanno aderito alla manifestazione torinese sono:

  • Dobbiamo Vivere -Lavoratori Precari e Disoccupati
  • CUB – Sportello Migranti
  • Spazio Popolare Neruda
  • Carovane Migranti
  • Legal Team Italia
  • Sportello Il-legale
  • Co.mu.net – Officine Corsare
  • MCE – Movimento di Cooperazione Educativa
  • Torino per Moria
  • Avvocato di Strada Onlus

 

Foto di Fabrizio Maffioletti

Interesse geografico: