L’assenza certa delle madri dell’est
19 aprile 2021
Il “Mal d’Italia” delle badanti dell’est-europa in una favola amara e moderna narrata da madri e figli. Un quadro generazionale fatto di sedie vuote, futuri adulti feriti e possibilità
Una famiglia tenuta insieme con sentimenti troppo fragili per resistere ai venti della povertà e delle difficoltà quotidiane. Nello sfondo la Romania degli anni dieci del duemila, la realtà rurale a qualche chilometro dal centro e, lontanissimo, il mondo moderno.
Daniela è sposata con un uomo che combina poco e nulla, due figli adolescenti che sbuffano e studiano e richiedono le stesse cose di tutti i coetanei del paese. La precarietà, la vulnerabilità e le continue sfide quotidiane la portano a scegliere, un giorno, di sfidarsi e di affidarsi alla sorte del viaggio. Così parte per l’Italia; il sogno economico che ogni donna in Romania sa potersi trasformare in incubo ma continua ad essere l’unica vera certezza finanziaria per le proprie famiglie.
“Da trent’anni a questa parte, due terzi dei migranti del pianeta sono donne. Eppure, nonostante questo dato di fatto, si continua a parlare di migrazione come una questione essenzialmente maschile” Marco Balzano (Milano, 1978) con queste parole, proprio alla fine del testo, illumina il punto focale di partenza del suo ultimo romanzo.
“Le donne di oggi, invece, sono in movimento come mai prima nella Storia perché la parte più benestante del mondo, che è anche la più vecchia, determina flussi migratori essenzialmente femminili”.
E l’immagine di Daniela, la sua figura contemporaneamente forte e lieve, si impone senza riserve nel percorso già calcato da altre vite della migrazione. Un viaggio che inizia, un silenzio, un’avventura che la donna accetterà senza avvisare nessuno, senza salutare né il marito né i figli.
Ed è proprio dagli occhi dei figli di Daniela, Manuel e Angelica, che Balzano prova a raccontare – aggiungendo altri due punti di vista a questa storia di speranza e fatica – il fenomeno delle donne dell’Est che accudiscono, curano, guariscono e si occupano degli anziani di mezza Europa. Un lavoro dilaniante, disumano che provoca a chi lo vive conseguenze psicologiche che sono state addirittura inserite all’interno di una patologia che gli psichiatri del territorio hanno ribattezzato “Mal d’Italia”.
E un certo tipo di male non coinvolge solo chi lo vive in prima persona ma anche chi lo subisce di striscio, di riflesso, nell’assenza come i figli delle donne “left behind”, lasciati indietro, dalle loro madri. Partite per garantire loro gli studi, i giocattoli a Natale, i vestiti nuovi, la possibilità di iscriversi all’università. Un grande gesto che, però, “Quando tornerò” (Einaudi, 2021) mostra nelle ferite dell’assenza, nelle crepe della rabbia, della gelosia, del dolore per la mancata figura, per la mancata educazione diretta se non tramite biglietti, pacchi e videochiamate fredde, sempre troppo brevi.
Il piccolo Manuel che prova ad andare bene a scuola per poi riscoprirsi più fragile e arrabbiato di quel che pensa rispetto a una figura che piano piano si dissolve; Angelica che da teenager si scopre improvvisamente ad essere una madre surrogata e per sfuggire al peso delle responsabilità fugge in città per salvarsi, per liberarsi. E anche un marito e un padre che si fa sempre più piccolo e incerto, che resta in attesa di un bonifico, di ritorno che giorno dopo giorno si fa sempre più lontano e poi, fuori, il paese complice, gli sguardi della gente che giudica, che riconosce il destino di un’altra donna lontana a badare a una famiglia lontana dalla sua. E per questo sbagliata, proprio come si sente Daniela ogni volta che resta e ogni volta che parte.
“Un risarcimento” così Balzano descrive questo testo scritto solo dopo aver parlato coi protagonisti (badanti sul territorio italiano, bambini affidati ai centri, sociologi, storici, politici etc..), solo dopo aver collaborato ed essersi fatto guidare dall’associazione delle Donne Rumene d’Italia. Una storia che sa anche di Italia, delle strade, delle case e delle vite che la abitano e non sempre – per distrazione o abitudine – si è in grado di riconoscere nella loro complessità. Un carico di storie enormi, un’eredità che arricchisce nel dolore, nel vuoto lasciato, che finalmente qualcuno ha deciso di raccontare.
Quando tornerò, Marco Balzano, Einaudi, 2021, 197 p., 18, 5 euro