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Cristo opera per la nostra pace

Un giorno una parola – commento a Efesini 2, 14

Egli mantiene la pace entro i tuoi confini 
Salmo 147, 14

Cristo è la nostra pace 
Efesini 2, 14

Cominciamo da noi stessi, comincio da me. Questo suggeriscono i testi. Infatti, è difficile annunciare la pace per tutti, se non sono capace di riconoscere la pace per me. La credibilità dei nostri discorsi sta nel parlare per esperienza, nel dare testimonianza di quel che viene detto. Altrimenti potremmo venire rinfacciati col detto “medico, cura te stesso”. Infatti, produrremmo solo suoni e saremmo come dei rami risonanti, se non realizzassimo in noi stessi e per noi stessi che Cristo opera per la nostra pace e per la pace di quanti entrano in contatto con noi. 

L’apostolo Paolo nella lettera agli Efesini parla in una dimensione comunitaria in cui i conflitti tra credenti di origine ebraica e quelli di origine greca sono superati nella comune appartenenza a Cristo, confessando che Cristo è l’unico e il solo capo della chiesa. “In Cristo”, dirà altrove, non ci sono divisioni tra maschi e femmine, tra schiavi e liberi, tra Giudei e Greci (Galati 2, 8). La comunità dei credenti sana i conflitti e realizza la pace nel confessare Cristo Signore. Di fronte alla signoria di Cristo ogni conflitto e ogni divisione impallidisce, fino a scomparire.

Come persone credenti confessiamo Cristo Signore non solo all’interno dei confini della chiesa, ma anche sul mondo ed è per questo che ci sforziamo di portare all’esterno quel che realizziamo all’interno del nostro cuore, della nostra famiglia, della nostra chiesa. Affermiamo la signoria di Cristo mentre lottiamo per il superamento dei conflitti e per l’abbattimento delle cause che creano conflitti. Soccorreremo le vittime dei conflitti e grideremo contro i Caino dei nostri tempi affinché depongano le armi e abbandonino ogni strumento di sopraffazione e di conflitto. Sarà grande festa quando “si bruceranno armi e cannoni”, dalle spade si fabbricheranno vomeri e dalle lance si faranno falci.

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