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A Trieste indagati i solidali per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina

Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi dell'associazione Linea d'Ombra molto noti per le azioni di solidarietà a favore delle persone migranti

Questa mattina martedì 23 febbraio all’alba la polizia si è presentata in casa a Trieste di Lorena Fornasir e di Gian Andrea Franchi, noti per le azioni di solidarietà con i migranti della rotta balcanica a Trieste e fra i protagonisti dell’associazione Linea d’Ombra, creata nel 2019 per prestare soccorso “dal basso” alle persone migranti lungo la cosiddetta “rotta balcanica”, il percorso che compiono migliaia di persone in fuga da guerre e indigenze verso il miraggio europeo.

A Franchi sarebbe stato contestato il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Sono stati sequestrati i loro i telefoni e i libri contabili dell’associazione. L’associazione Linea d’Ombra si dichiara in un comunicato «indignata e sconcertata nel constatare che la solidarietà sia vista come un reato dalle forze dell’ordine».

La storia di Lorena Fornasir, 67 anni, psicologa e di Gian Andrea Franchi, 84 anni, filosofo, ha varcato i confini friulani oramai da tempo: dal 2015 insieme ad altri volontari curano tutti i giorni i piedi dei migranti che giungono a Trieste in piazza Libertà, di fronte alla stazione ferroviaria. Un atto d’amore e attenzione verso il prossimo raccontato molto bene ad esempio dal sito vita.it con un articolo di Daniele Biella dello scorso ottobre. La coppia si è recata svariate volte in Bosnia, laddove sono più violenti i respingimenti messi in atto dalle forze di polizia croate, a portare medicine, scarpe e coperte a chi incontrano.

Lorena Fornasir è inoltre l’autrice del Manifesto Un ponte di corpi che convoca donne e uomini a chiedere l’apertura delle frontiere: il 6 marzo “Un ponte di corpi” attraverserà l’Italia dal sud al nord. Nello stesso giorno alcune donne si incontreranno sul confine più violento, quello della Croazia. Un’azione per gridare contro le violenze e i respingimenti di cui sono vittime ogni giorno donne e uomini della rotta balcanica. «Con il nostro corpo di donne su un confine di morte vogliamo dire che il migrante è portatore di vita… – scrive Lorena Fornasir – Noi siamo coloro che dicono no alla paura… Noi siamo coloro che maledicono i confini».

Tra il 2015 e il 2018  sono state indagate 158 persone per favoreggiamento di ingresso irregolare in uno stato dell’Unione europea (Ue) e 16 Ong hanno subito un procedimento penale, ricordava giusto un anno fa Amnesty Intenrnational, in occasione della presentazione del rapporto Punire la compassione: solidarietà sotto processo nella Fortezza Europa”: Amnesty chiedeva ai leader europei di fermare la criminalizzazione verso coloro che difendono i diritti umani all'interno dell'Ue e di intraprendere a riguardo una serie di misure per assicurare che siano recepite le indicazioni delle Nazioni Unite per garantire un sistema sicuro e sostenibile.

La vicenda ricorda anche episodi simili vissuti al confine italo-francese (la storia di Cédric Herrou è forse la più nota): solidali arrestati e incriminati per aver prestato soccorso prima che, nel luglio 2018, il Consiglio costituzionale transalpino, l’equivalente della nostra Corte costituzionale, ha dichiarato che «L'aiuto disinteressato al soggiorno irregolare non è passibile di conseguenze giuridiche».

La foto è tratta dal sito Linea d'Ombra

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