Partorire speranza nel bel mezzo della disperazione
22 febbraio 2021
Un giorno una parola – commento a I Samuele 1, 11
Anna fece un voto e disse: «O Signore degli eserciti, se hai riguardo all’afflizione della tua serva e ti ricordi di me, se non dimentichi la tua serva e dai alla tua serva un figlio maschio, io lo consacrerò al Signore»
I Samuele 1, 11
E Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore, e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore, perché egli ha guardato alla bassezza della sua serva»
Luca 1, 46-48
Cosa induce Anna, la nostra protagonista, a rivolgere a Dio una preghiera così disperata?
La donna è sterile e questa condizione è enfatizzata dal fatto che la seconda moglie di suo marito Elcana, di nome Pennina, è riuscita invece ad avere figli. Probabilmente la donna riteneva che l’unica spiegazione possibile per la sua incapacità a partorire fosse l’esistenza di qualcosa di sbagliato in lei, qualche peccato commesso o forse un’offesa rivolta a Dio.
Oggi sappiamo che la sterilità nulla ha a che fare con la moralità degli individui che ne sono affetti, ma non è così ai tempi dell’Antico Testamento. Proviamo ad immaginare quale carico psicologico subisce una donna ritenuta dalla sua società “colpevole” di non riuscire a procreare. Ella pensa di essere inutile, disprezzata e non amata da Dio.
Tuttavia, la richiesta che Anna rivolge al Signore è singolare: ella chiede a Dio un figlio non solo per se stessa, ma affinché sia a lui consacrato.
Anna partorisce un figlio che chiama Samuele, testimoniando così che Dio ha ascoltato la sua preghiera e poi più in avanti lo conduce da Eli affinché potesse crescere nel Tempio per essere un giorno l’ultimo giudice d’Israele e il primo profeta a ungere i due re che avrebbero unito il popolo. La preghiera di Anna risponde alla necessità sua ma anche a quella della sua gente. La sterilità è la condizione fisica della donna ma anche quella spirituale di un popolo che non riesce a “partorire” unità.
Lo sconforto in cui vive la nostra orante non è per lei causa di chiusura, come spesso accade a chi vive un dramma personale, ma di totale apertura al volere di Dio. Nei momenti difficili, come quello che stiamo vivendo, possiamo imparare da Anna a chiedere a Dio non soltanto per ricevere ma per donare e partorire speranza nel bel mezzo della disperazione.