Zaki e la sua sofferenza senza fine
03 febbraio 2021
La custodia cautelare in carcere in Egitto di Patrick George Zaki è stata prolungata di altri 45 giorni e siamo arrivati un anno di carcere per sette presunti post su facebook
La custodia cautelare in carcere in Egitto di Patrick George Zaki è stata prolungata di 45 giorni.
Lo ha riferito ieri all’agenzia di stampa Ansa una sua legale, Hoda Nasrallah, confermando così indiscrezioni che stavano circolando.
Questo è l’esito dell’ultima udienza tenutasi appunto ieri 2 febbraio sulla custodia cautelare dello studente egiziano dell’Università di Bologna, detenuto dal 7 febbraio febbraio dell’anno scorso (dunque ormai da un anno) con l’accusa di propaganda sovversiva.
«Patrick entra nel secondo anno di detenzione, però nel secondo anno entra anche la campagna di Amnesty International, dell’università e del Comune di Bologna, di tante altre università ed enti locali, giornalisti per ottenere il risultato che prima o poi arriverà: la scarcerazione di Patrick», ha commentato il portavoce di Amnesty Italia Riccardo Noury, sempre all’Ansa.
Il caso Patrick Zaki raccontato da Amnesty
Patrick Zaki, attivista e ricercatore egiziano, è dall’8 febbraio 2020 in detenzione preventiva sino a data da destinarsi.
Il 25 agosto scorso ricorda Amnesty (per la prima volta da marzo) «Patrick ha ottenuto un breve incontro con sua madre. Nei mesi precedenti la famiglia aveva ricevuto da Patrick due brevi lettere a fronte delle almeno 20 che lo studente aveva scritto e inviato. Dopo estenuanti rinvii, le prime due udienze del processo si sono tenute solo a luglio. Nella seconda, risalente al 26 luglio, Patrick Zaki ha potuto vedere per la prima volta i suoi avvocati dal 7 marzo. In quell’occasione Patrick è apparso visibilmente dimagrito. Il 26 settembre, a seguito di una nuova udienza, il tribunale ha deciso un ulteriore rinvio. Il 7 dicembre il giudice della terza sezione antiterrorismo del tribunale del Cairo ha annunciato il rinnovo per 45 giorni della custodia cautelare dello studente dell’università di Bologna, in carcere da febbraio in Egitto con l’accusa di propaganda sovversiva. Patrick George Zaki rischia fino a 25 anni di carcere per dieci post di un account Facebook, che la sua difesa considera un account “falso”, ma che ha consentito alla magistratura egiziana di formulare pesanti accuse di “incitamento alla protesta” e “istigazione a crimini terroristici”.
Nel suo paese avrebbe dovuto trascorrere solo una vacanza in compagnia dei suoi cari in una breve pausa accademica.
A causa della diffusione del Covid-19 anche in Egitto per Patrick, così come per altre decine di migliaia di detenuti egiziani, le preoccupazioni legate all’emergenza sanitaria sono fortissime.
Riteniamo che Patrick George Zaki sia un prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media», conclude Amnesty International.