Alla soglia della comunione futura
23 dicembre 2020
Un giorno una parola – commento a Marco 10,15
Io mi sono coricato e ho dormito, poi mi sono risvegliato, perché il Signore mi sostiene
Salmo 3, 5
In verità io vi dico che chiunque non avrà ricevuto il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà affatto
Marco 10, 15
Aspirazione di tutti è una vita normale, non turbata da disfunzioni, incidenti, ruberie. Purtroppo la normalità di oggi non è uguale per tutti e tutte, ma è fatta di molte disuguaglianze. Se stiamo bene, non possiamo ignorare che molte persone non hanno la stabilità, la normalità che abbiamo noi.
Il regno di Dio è la normalità in cui le disparità e le disuguaglianze sono superate e l’accesso ai beni avviene in una comunione che ha le dimensioni dell’universo e include tutte le creature. Gesù ci insegna a non considerarla solo come una realtà futura, bella ma lontana; domani sarà un albero accogliente, ma oggi è comunque un seme. Oggi può già esistere qualche cosa che corrisponda alla comunione futura: l’azione che supera le barriere tra emarginati e privilegiati, tra abili e disabili; l’impegno per far sì che le situazioni disagiate si aprano alla vita, perché le relazioni umane non restino ferme alla competizione, ma procedano verso la comunione.
Un lavoro in questa direzione richiede certamente dedizione e competenza, maturità e responsabilità, ma resta pur sempre un tentativo, un piccolo passo compiuto nell’attesa del regno di Dio. Eppure il regno di Dio si può ricevere, come una realtà che non dipende da noi ma che ha cominciato a esercitare la sua efficacia. Come un bambino accoglie la vita, che è ancora tutta davanti a lui, così noi possiamo compiere i nostri tentativi, sapendo che siamo solo alla soglia della realtà futura. Se esaltiamo i nostri tentativi e ce ne serviamo per il successo che ci possono procurare, quella realtà ci rimane preclusa e resta per noi priva di efficacia.