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Preghiera e decisione

Un giorno una parola – commento a Isaia 29,13

Questo popolo si avvicina a me con la bocca e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me
Isaia 29, 13

Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità
I Giovanni 3, 18

Ovviamente, per evitare di onorare Dio solo con le labbra non basta tenere la bocca chiusa. Nella preghiera può accadere che non parliamo a Dio, ma a noi stessi; la preghiera diventa allora un soliloquio, in cui ci perdiamo nei nostri pensieri. 

Gesù non si è limitato a insegnarci le parole del Padre nostro; ci ha soprattutto detto come possiamo pregare, ci ha insegnato quali sono le condizioni della vera preghiera. Le condizioni essenziali sono queste: sapere che Dio legge in noi; non pretendere di avvicinarci a lui con le nostre parole, ma piuttosto parlargli con fiducia. Siamo davanti a lui; è un errore cercare di immaginarlo e di indovinare i suoi pensieri: non siamo noi che ci avviciniamo a lui, è lui che si avvicina a noi. Se cerchiamo di immaginarlo, siamo ancora soli con noi stessi o noi stesse; ci illudiamo ancora di avere noi l’iniziativa. Se possiamo pregare, è perché ci abbandoniamo totalmente all’iniziativa di Dio; non sappiamo come agisce, scopriamo che ha agito. Lo scopriamo dalla chiarezza con cui vediamo come possiamo a nostra volta agire. Nella preghiera nasce la decisione.

Vi sono decisioni che non nascono nella preghiera. Si può dare per scontata l’esistenza di Dio e parlarne allora in modo superficiale; quando si prendono decisioni, ci si fida della propria competenza, del proprio intuito o delle istruzioni umane che si sono ricevute. Non ci si interroga sulla volontà di Dio; lo si onora con le labbra, ma il cuore, il movimento interiore da cui partono le decisioni, è lontano da lui. Il cuore vicino a Dio è il cuore che lo cerca, che lo attende, sapendo che Dio lo guiderà.

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