C’è speranza per il nostro avvenire
17 dicembre 2020
Un giorno una parola – commento a Geremia 31, 17
«C’è speranza per il tuo avvenire», dice il Signore
Geremia 31, 17
Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me
Apocalisse 3, 20
A pochi chilometri dalla patria di Geremia si trova la tomba di Rachele una delle “madri” d’Israele. La leggenda vuole che pianga sempre i suoi figli perduti: quelli passati e quelli del tempo del profeta. Come una buona madre, ella non fa differenza tra i suoi figli. Alla madre distrutta, che si lamenta, arriva puntuale la risposta di Colui nel quale sia Rachele sia tutto il popolo hanno trovato il loro principio. E la risposta del Dio d’Israele non è mai una risposta infeconda o distaccata; la Sua risposta contempla sempre un personale coinvolgimento, l’assicurazione della Sua presenza, una Parola che crea e distrugge, una Parola che fa! La risposta è questa volta di carattere consolatorio, un invito a tergere le proprie lacrime perché è stato decretato un futuro per i figli esuli e prigionieri. Una nuova discendenza inaugurerà una rinnovata stagione di salvezza; attraverso discontinuità storiche e politiche, Iddio raccoglierà il Suo residuo e dimostrerà, nuovamente, di essere stato fedele al patto. Iddio è fedele, lo fu e lo è. Anche per noi, oggi. Quando avvertiamo, nello Spirito, il fremito dei lamenti dei nostri progenitori nella fede, quando la rassegnazione ci suggerisce la resa, quando la profezia della predicazione ci appare impotente, quando la Parola ci sembra ritornare indietro senza mandare ad effetto ciò per cui è stata mandata, quando il nostro peccato e quello della Chiesa ci sembrano insormontabili ed il destino oramai scritto e definitivo, aggrappiamoci alla promessa: C'è speranza per il tuo avvenire, dice il SIGNORE! Lo dice il Signore! Colui che in Cristo ci ha promesso di essere con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. E noi crediamo alle sue promesse, perché conosciamo chi le ha fatte e dunque sappiamo che quel che promette, lo mantiene. Fervida fiducia e speranza ci accompagnino quando ci troviamo nel nostro esilio, occhi (già da ora!) riconoscenti ci permettano di contemplare, stupiti, l’orizzonte della liberazione.