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Una luce posta in alto

Un giorno una parola – commento a Marco 4, 21

Tutte le estremità della terra hanno visto la salvezza del nostro Dio
Salmo 98, 3

Poi diceva ancora: «Si prende forse la lampada per metterla sotto il vaso o sotto il letto? Non la si prende invece per metterla sul candeliere?»
Marco 4, 21

Nel Vangelo di Matteo, subito dopo le beatitudini, si ritrova questa immagine della lampada che non è fatta per rimanere nascosta, così come il sale deve dare sapore ai cibi e la città deve essere visibile sopra un monte. A proposito di quest’ultima similitudine, ricordo l’emozione che provai la prima volta che percorrendo una strada in Umbria, dopo una curva, vidi stagliarsi improvvisamente su una collina, Assisi.

Tornando alla lampada, si tratti di una candela, della lucerna ad olio degli antichi, della lampada a petrolio o di tutte le fonti di luce oggi conosciute, l’illuminazione va posta in una posizione che rischiari ciò che le è attorno. La luce deve far capire dove si può passare e no, dove c’è qualcosa che va rimosso, si tratti di un ostacolo, di sporcizia, di cose che son fuori posto o che vengono cercate perché si erano perse.

Le parole di Gesù sono semplici e inequivocabili. In Matteo ci è detto perentoriamente: «Voi siete la luce del mondo», non“siate”, non “cercate di essere”. E la similitudine si conclude con parole assolute e indiscutibili: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli» (Mt. 5, 16). 

Una responsabilità enorme assolvere il compito che ci è richiesto. Come possiamo essere quelli che fanno vedere come e dove si deve camminare?

È una questione di connessioni. Gesù ha anche detto: “Io sono la luce del mondo”. Si tratta dunque di essere collegati con lui, di accendere l’interruttore, di essere come i tralci di una vite, secondo un altro esempio di Gesù. 

Riprendere le sue parole, i suoi insegnamenti, il suo esempio, il suo modo di agire, di trattare le persone, di mettere “in luce” i comportamenti, gli egoismi e le prevaricazioni degli esseri umani. Non per condannare e castigare, ma per aiutare a non inciampare nel cammino della vita.

Ma se le nostre chiese oggi tengono per sé quel poco di luce che hanno conservato si troveranno “nelle tenebre di fuori”. 

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