Bach e l’Italia
24 novembre 2020
Un convegno online per raccontare della platonica liaison tra uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi e l’Italia
Sembra impensabile un mondo senza la musica di Johann Sebastian Bach, eppure la sua riscoperta a favore del grande pubblico arriva solo a partire dal XIX secolo, almeno 50 anni dopo la sua morte. Sarebbe impossibile oggi, enumerando i grandi della musica classica, escludere un tale genio che nel corso della sua vita ha concepito e scritto grande quantità di musica sia sacra e non, lasciando studiosi e appassionati ancora oggi arrovellarsi sulle composizioni più complesse ed enigmatiche.
Johann Sebastian Bach, come tuti sanno, faceva parte di una famiglia che si tramandava da generazioni il mestiere della musica, e proprio da professionista lui porta avanti la tradizione. Non si trattava certo di una specie di eroe bohemien della musica, ma di un lavoratore che ha sempre cercato non solo di lavorare, ma anche possibilmente di fare carriera. Ci riesce, certo, in vita: sempre di più nel corso degli anni viene considerato un grande compositore, musicista e collaudatore di organi raggiungendo, se non nella sua ultima città di residenza Lipsia, ma in parecchie corti tedesche, grande fama e rispetto; ma è solo in epoca romantica che nasce il mito.
E oggi, che dal romanticismo non siamo ancora guariti, Bach rimane uno dei compositori più amati di sempre.
Un evento che ci sarà a breve lo conferma: si tratta di un convegno, Bach e l’Italia che si terrà tra il 22 e il 28 novembre.
Ne parliamo con Chiara Bertoglio, musicista, musicologa e teologa, cofondatrice del progetto jsbach.it, portale italiano dedicato al compositore.
Come nasce l’idea di questo convegno?
«Intanto il convegno avrebbe dovuto svolgersi in presenza e poi si è trasferito online. L’idea è nata dalla considerazione della dottoressa Maria Borghesi e mia che in Italia c’è un notevole interesse per la figura e la musica di Johann Sebastian Bach ma che non sempre questo interesse viene alla luce in modo organico e chiaro. Per cui abbiamo pensato di creare un contenitore, una vetrina per dare luce e visibilità a questa realtà molto affascinante, ma allo stesso tempo che fungesse anche da punto di incontro fra studiosi che da diversi punti di vista affrontano queste tematiche»
In focus è il rapporto tra Bach e il nostro paese, come viene affrontata la questione?
«Bach non è mai stato in Italia però era estremamente interessato alla musica italiana e infatti questo convegno si propone proprio di studiare i rapporti bidirezionali tra il compositore e l’Italia. Bach studia la musica italiana con passione durante tutta la sua vita, dalla giovinezza fino agli ultimi anni di vita. Viceversa l’Italia guarda con passione e affetto alla musica di Bach trascrivendola, studiandola, arrangiandola attraverso vari punti di vista molto interessanti».
Oltre a essere suonata nelle corti che frequentava, come è arrivata la musica italiana alle orecchie di Bach?
«Anche tramite i viaggi degli spartiti, perché la dove le persone non viaggiavano, viaggiava la cultura. Per esempio è molto interessante la versione che Bach ha fatto dello Stabat Mater di Pergolesi, una composizione molto cattolica che però lui ha ammirato, e ha voluto rendere adatta al culto luterano trasformandola in un salmo. Famose anche le trascrizioni di Vivaldi, Marcello e Palestrina».
Chi interverrà durante questo convegno?
«Tantissime persone perché il lato positivo di averlo trasferito online è la possibilità di coinvolgere studiosi e musicisti da tutto il mondo Ci sono nomi straordinari come Tom Koopman, Rinaldo Alessandrini, Bruno Canino, molti musicisti e musicologi sia italiani che stranieri. La cosa bella è che non è un convegno solo per specialisti quindi chiunque ami la musica e sia interessato potrà trovare qualche intervento di proprio interesse».
Abbiamo accennato alla questione religiosa, Bach è un fedele luterano che vive in una Germania un po’ più variegata. Che rapporto c’è tra questo compositore e la musica?
«Una domanda che richiederebbe tantissimo tempo per rispondere ma faccio alcune considerazioni. La prima è che all’interno del convegno ci saranno due momenti specificamente dedicati all’aspetto religioso, tra cui uno che è tra gli eventi di punta: una tavola rotonda dedicata al Bach sacro in un paese di tradizione cattolica come l’Italia. Verranno affrontate sia le difficoltà che questa differenza confessionale ha posto nei secoli ma anche l’interesse quasi pre ecumenico che la sua musica ha saputo suscitare attraverso un dialogo tra le diverse confessioni cristiane. L’altro evento è dedicato a Bach e il Cecilianesimo, un movimento che si proponeva di creare un’evoluzione della musica liturgica, non solo cattolica, e che guarda proprio alla figura di Bach come un modello.
Al di là di questo credo che la musica di Bach possa costituire un ponte straordinario tra le diverse confessioni cristiane, penso a quello che Papa Ratzinger ha scritto sulla musica di Bach: questa è la verità. Una bella affermazione da parte di un Papa teologo. Oppure pensiamo all’uso che Bach stesso ha fatto delle melodie dei salmi ginevrini! Una grande ricchezza che si fa arricchimento reciproco».
Da musicista e appassionata di musica, come mai secondo lei c’è ancora così forte interesse verso la musica di questo compositore?
«Credo che proprio l’uomo e la donna di oggi, che vivono una situazione così complessa e a volte senza un orizzonte assoluto, si appoggino alla musica di Bach perché trovano che possa dare delle risposte che non sono soltanto teoriche ma che sgorgano dalla vita. Qualche giorno fa ho tenuto un concerto con musiche di Bach tra cui Bist du bei mir, una meravigliosa aria che dice: se sei con me, riferito a Cristo naturalmente, vado con gioia anche alla morte”. È un argomento totalmente tabù per la nostra società, però è talmente liberatorio sentir parlare di un orizzonte di consolazione e di speranza attraverso la fede, attraverso una musica così speranzosa, così dolce e confortante che credo che l’uomo di oggi abbia veramente bisogno di questo».
Come si può seguire il convegno?
«Sarà disponibile sui social e sul sito di jsbach.it e rimarrà disponibile anche dopo il convegno, sempre gratuitamente, senza nessuna registrazione. Abbiamo pensato di creare un repertorio di video didattici educativi che forniranno ricerca ai massimi livelli ma anche divulgazione»