La grandezza di Dio
20 novembre 2020
Un giorno una parola – commento a Apocalisse 15, 3-4
Egli alterna i tempi e le stagioni; depone i re e li innalza, dà la saggezza ai saggi e il sapere agli intelligenti
Daniele 2, 21
Grandi e meravigliose sono le tue opere, o Signore, Dio onnipotente; giuste e veritiere sono le tue vie, o Re delle nazioni. Chi non temerà, o Signore, e chi non glorificherà il tuo nome?
Apocalisse 15, 3-4
Qui leggiamo due strofe di un canto che viene presentato come il cantico di Mosè e dell’agnello. Come ogni canto nella Bibbia, anche questo è composto con i criteri della poesia ebraica, fatta di sinonimi e di parallelismo. Vanno letti come sinonimi “grandi e meravigliose” e “giuste e veritiere”; così pure sinonimi sono “le tue opere” e “le tue vie”. Il Signore viene chiamato “Dio onnipotente” e in parallelo “Re delle nazioni”; sono paralleli “temerà” e “glorificherà”. L’abbondanza delle parole non deve essere vista come un invito a correre dietro a molti significati. La poesia vuole comunicarci delle sensazioni e qui si parla della grandezza di Dio e del giusto atteggiamento che si conviene tenere davanti a lui, onnipotente e Re delle nazioni, di tutte le nazioni.
Il canto che leggiamo è una glorificazione di Dio, pronunciata da chi era stato testimone di eventi straordinari in cui la o le potenze malvagie di questo mondo erano state sconfitte e gli eventi, pur non essendo ancora conclusi, volgevano verso la coda degli ultimi scontri, ma sicuramente verso la vittoria coronata con l’avvento dei nuovi cieli e della nuova terra.
Cantavano, dunque, volgendo lo sguardo ai nuovi interventi di Dio, fiduciosi che Dio avrebbe preso in mano le redini degli eventi e per questo glorificavano a gran voce il nome di Dio, cioè Dio stesso. Una testimonianza e un modello, questo, per noi che viviamo tra il già e il non ancora. Tra il già della vittoria di Cristo sull’ultimo nemico, la morte, e il non ancora in cui non dovremo più temere per la nostra vita e per la nostra salvezza.