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Chiesa valdese. Nuove indicazioni per culti e attività

La Tavola valdese scrive alle chiese dopo il decreto governativo del 3 novembre

La Tavola valdese ha inviato il 6 novembre una lettera alle chiese (a pastori e pastore, diaconi e diacone di comunità, membri di Concistori e Consigli di chiesa, Consigli di circuito e Commissioni esecutive distrettuali) nella quale la moderatora Alessandra Trotta fornisce delle indicazioni esplicative e pratiche relativamente alle procedure da seguire per lo svolgimento di culti e attività connesse, dopo le più recenti decisioni del governo. In osservanza al Dpcm del 3 novembre la Tavola valdese raccomanda quindi di seguire, finché i culti “in presenza” siano consentiti, una serie di procedure atte a contenere il rischio di contagio. 

«È sempre più evidente – scrive la moderatora – che stiamo attraversando una vera e propria “crisi globale”. Per molte delle generazioni viventi si tratta della prima esperienza percepita di una crisi globale; ma per tutte si può dire che è la prima esperienza di una crisi globale di questa qualità e dimensioni. Di fronte a questa realtà, la chiesa deve sviluppare una sua “saggezza”, che passa anche dall’educazione (particolarmente importante per chi svolge ruoli di guida) ad affrontare le emergenze senza farsi travolgere dall’emotività (propria ed altrui), ma ricercando una razionalità condivisa fondata sull’oggettività dei fatti e dei dati che li descrivono, da raccogliere e valutare con pazienza e fiducia, che sa però vedere sempre, dietro i dati, le persone in carne ed ossa su cui le scelte ricadono nel proprio specifico contesto».

Di fronte a questo stato di grave necessità, non vengono meno le radici bibliche delle nostre scelte: in particolare quella «intelligenza del cuore, che – con le parole di Salomone – preghiamo il Signore di concedere a piene mani, mentre rinnoviamo un forte appello alla responsabilità, in due fondamentali direzioni: da una parte, per i consigli di chiesa/concistori, la necessità, ma anche la serenità di compiere delle scelte che (ovviamente entro gli spazi di “possibilità” offerti dalle norme vigenti) tengano in adeguato conto il contesto locale, la composizione della comunità, la presenza di persone particolarmente esposte a rischio, le modalità con cui le persone si recano in chiesa, senza il timore di giudizi o la tentazione di entrare in logiche competitive rispetto alle scelte di altre chiese, vicine e lontane. Dall’altra parte, la necessità di vigilare in modo estremamente rigoroso sull’effettivo rispetto delle misure di protezione e distanziamento all’interno dei locali e durante le attività ecclesiastiche (...), ma anche di incoraggiare una più generale autoresponsabilizzazione da parte di tutti, adulti e bambini, in ogni spazio di vita e di relazione anche al di fuori della chiesa, come forma di educazione certamente non avulsa dai compiti di una comunità evangelica.

Dopo le dettagliate indicazioni pratiche la moderatora conclude con una parola di speranza: «Non dubitiamo che il Signore manterrà saldi i nostri cuori e guiderà i nostri passi in questa temperie, donandoci rinnovata forza, amore creativo, lucidità di visione!».

Da chiesavaldese.org

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