Il Premio Morrione e la cura per le parole
30 ottobre 2020
Si è aperta ieri la nona edizione del Premio investigativo con la presentazione delle inchieste finaliste. Stamane Fabrizio Barca, Laura Nota e Roberto Reale hanno indagato "l’ecosistema" informazione
Si è aperta ieri la nona edizione del Premio giornalistico investigativo «Roberto Morrione» con la presentazione delle inchieste finaliste. L'iniziativa vede Riforma tra i media partner, Articolo 21 tra i partner insieme alla Rai ed è sostenuta dall’Otto per mille dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi (ottopermillevaldese).
L’apertura (tenutasi ieri sera via web alle 18) è stata l’occasione per far conoscere le giovani e i giovani finalisti e insieme a loro i tutor professionisti.
Incontro che è stato efficacemente condotto (malgrado le distanze fisiche) da Marino Sinibaldi, direttore di Rai Radio 3.
Da ieri, dunque, le inchieste sono disponibili e visionabili registrandosi sul sito del Premio .
Stamane si è aperta (alle 10 su zoom) la tre giorni di approfondimenti, dibattiti, incontri dedicati al tema Antivirus.
Due gli incontri formativi: il primo intitolato Per un futuro più giusto con Fabrizio Barca, coordinatore del Forum Disuguaglianza e Diversità. L’altro insieme alla psicologa Laura Nota e al giornalista Roberto Reale (entrambi docenti dell’Università di Padova) sul tema In verità vi dico, dedicato ai media e alla democrazia.
«L’obiettivo del Forum Disuguaglianze e Diversità è disegnare politiche pubbliche, azioni collettive, che riducano le disuguaglianze e aumentino la giustizia sociale», ha esordito Fabrizio Barca. «Politiche che favoriscano il pieno sviluppo di ogni persona, ogni diversità. Grazie all’alleanza fra cittadini organizzati e la ricerca, possiamo aiutare a trasformare la paura e la rabbia nell’avanzamento verso una società più giusta», ha proseguito. «La nostra è un’alleanza culturale e politica autonoma, centrata sull’Articolo 3 della nostra Costituzione; un luogo originale dove è possibile mettere insieme “i saperi” di mondi diversi. Anche organizzazioni di cittadinanza attiva per la ricerca, la prassi e la teoria, la sperimentazione l’aspirazione sistemica. Ci riteniamo costruttori di ponti fra culture diverse, fra comunità sperimentali e istituzioni».
L’attivismo civico, dunque, è al centro delle aspirazioni del Think Tank. Un luogo per abbattere ogni forma di «Ingiustizia sociale e la percezione della sua ineluttabilità, che è all’origine dei sentimenti di rabbia e di risentimento dei ceti deboli verso i ceti forti e della “dinamica autoritaria” in atto. Il Forum Disuguaglianze e Diversità - ha proseguito Barca -, mette insieme le conoscenze dei mondi della ricerca e della cittadinanza attiva e ritiene che non ci sia nulla di ineluttabile nelle disuguaglianze: se i poteri, le opportunità e i risultati non vengono riequilibrati, è perché si è scelto di non farlo. Un’alternativa esiste. Esistono le condizioni per trasformare i sentimenti di rabbia nella leva di una nuova stagione di emancipazione che accresca la giustizia sociale».
Obiettivo generale, ha proseguito Barca, è “mettersi in rete per produrre promuovere e influenzare proposte per l’azione collettiva e per l’azione pubblica che favoriscano la riduzione delle disuguaglianze e la giustizia sociale”, secondo l’indirizzo dell’articolo 3 della Costituzione». Lavorare sul sentimento comune ricordava Antonio Gramsci, ha chiosato Barca: «Possiamo farlo attraverso le parole; che devono essere quelle giuste. Parole chiave: donne, migranti, lavoro, etica, legalità, per citarne solo alcune. Con queste parole possiamo smontare i pregiudizi, ricordare i meriti, e non solo i demeriti, di ciò che definiamo pubblico».
«Laura Nota, ha sempre avuto a cuore l’idea di fermare la diffusione incontrollata di fake news tese a manipolare l’opinione pubblica al fine di agire in favore della costruzione di contesti, pratiche e linguaggi inclusivi», ha ricordato Stefano Lamorgese, giornalista di Report che ha condotto, fornendo ulteriori spunti di riflesssione, il dibattito e ricordato la pubblicazione del volume La Passione delle verità, «libro condiviso insieme a autorevoli professionisti dell'informazione e sorto da un’iniziativa congiunta tra l’Università degli Studi di Padova e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi), che li ha portati a firmare un protocollo d’intesa finalizzato a promuovere la passione per la verità, l’inclusione e la giustizia sociale».
«I mondi del Sapere e dell’Informazione sono alleati per dare spazio a un impegno positivo e a progettualità inclusive, che non possono che andare a vantaggio anche della costruzione di futuri di qualità - ha ricordato Laura Nota-. Fabrizio Barca, oggi, ha fornito un'ottima cornice per entrare nella discussione e per celebrare oggi il lavoro di Roberto Morrione.
È tempo – ha affermato Nota – di elaborare narrazioni non tossiche, promuovere buone pratiche, restituire il senso autentico alle parole, spesso usate come armi. Siamo consapevoli che ci siano delle disuguaglianze.
Disuguaglianze che anche nel mondo universitario riscontriamo, in modo sempre più evidente. La coscienza critica deve aiutarci a comprendere la realtà, dev’essere la spinta per costruire attorno alle tematiche dell’inclusione e della giustizia sociale nuove traiettorie.
La nostra attenzione si è rivolta a percorsi di formazione e costruzione, ricerca e costruzione di nuove alleanze tra mondi diversi come quello della ricerca, della formazione, dell’Università, del giornalismo».
Un percorso, ha ricordato Roberto Reale, contenuto «nel nostro libro/progetto, grazie all’interconnessione tra i mondi appena citati e aggiungerei insieme alla cittadinanza. Le disuguaglianze esistono anche nel campo della comunicazione - ha proseguito Reale , disuguaglianze legate alla frantumazione della platea informativa e distribuita su piattaforme diverse: giornali, web, televisioni. Il prossimo gennaio, proporemo un corso, aperto a tutti e dedicato a come comunicare in tempo di emergenza.
Infodemia è una parola introdotta nel 2003. In questa realtà duale, e nella quale quel concetto oggi si inserisce perfettamente, mi domando: il mondo dell’informazione non meriterebbe di essere studiato? Certo che meriterebbe. Questo è il momento di capire, di interrogarci su come comunichiamo. È il momento per contrastare ogni forma di arroganza e di presunzione. La verità la si deve sempre cercare, perché sta sempre un passo più avanti a noi», ha ricordato Reale.
In un tempo di complottismi, di notizie false, di notizie devianti anche rispetto alla pandemia, «è il tempo di stare consapevolmente in rete, di informare e comunicare coltivando il dubbio e un’ecologia della mente, essenziale all’esercizio del senso critico - ha proseguito poi Nota -. É altresì il tempo di ribadire e estendere i diritti umani, i “‘diritti aletici’, incentrati sullo svelamento, di operare e agire per costruire contesti inclusivi e sostenibili. Senza dimenticare gli ultimi, e chi è privato della libertà».
Viviamo immersi in un ambiente inquinato anche dalle parole ostili che imperversano nei social network e che sono solo la punta dell’iceberg della post- modernità, ha ricordato ancora Lamorgese.
«Negli ultimi anni è stata costruita una visione neoliberista della società - ha risposto Nota -. Un processo culturale e mediatico che è entrato nelle viscere do ogni essere umano, costruendone una forma mentis ben precisa. Dove il narcisismo (individualismo estremizzato) ha preso il sopravvento e dove la cosa più importante è arrivare primi, mettendo al centro un solo parametro: quello della concorrenza».
Oggi non si possono «lasciare le notizie orfane», ricordava Roberto Morrione.
Tuttavia, le «logiche legate al marketing, agli allarmismi, possono essere micidiali. Il concetto di confine è importante. Come lo sono le parole. Come lo è la passione per la verità. Contrastare la manipolazione mediatica è importante e lo si può fare fornendo un contesto reale, trattando le notizia con cura. Creare un’alleanza solida con chi legge la notizia. Rendere trasparente il nostro lavoro è importante, non possiamo denunciare il male della comunicazione e dire che noi siamo i buoni e siamo i portatori di un messaggio di redenzione, perché non è così», ha proseguito Reale, ponendo l’accento su ciò che è stato definito «ecosistema dell’informazione e che vede una prevalenza della comunicazione e della persuasione sull’informazione. Una comunicazione che è stata messa all’angolo dalla potenza degli algoritmi e del “capitalismo della sorveglianza”». Tutto ciò, insieme ai populismi e alle forme di xenofobia, razzismo e antisemitismo, spesso associati.
Le riflessioni, le analisi proposte oggi, e così l’intreccio di punti di vista, le possibili traiettorie delineate, imperniate sugli articoli 3 e 21 della Costituzione, sono contenute nel volume La passione per la verità di Laura Nota e possono aiutare chi legge a non perdersi nella società della Post Verità, del tutti contro tutti, di una persona sola al comando e di immaginare anche futuri diversi, incentrati su equità, giustizia sociale, diritti umani, sostenibilità e inclusione, che non possono che essere foriere a loro volta di progettazioni professionali di qualità e protese esse stesse a contribuire a questo nuovo progetto di rinnovamento sociale.