Resq, società civile per salvare vite nel Mediterraneo
20 ottobre 2020
Presentazione questa sera a Torino del progetto che punta all'acquisto di una nave per prestare soccorso nel Mediterraneo
Se fossimo in uno scenario di guerra diremmo che è una manovra a tenaglia, ma siccome non ci piace il linguaggio bellico diciamo che siamo compagni di strada. ResQ - il nuovo progetto che vuole mettere in acqua una nuova nave umanitaria incontra questa sera a Torino Mediterranean Hope, il progetto di “corridoi umanitari” che vede la Chiesa Valdese in prima linea. «Soccorso in mare e corridoi umanitari sono le braccia di un unico organismo - dice Paolo Naso, coordinatore di MH - un organismo che vuole garantire legalità, vita e diritti». Basta un briciolo di buon senso, o se preferite basta non essere accecati dall’ideologia anti-immigrati, per capire che le cause delle migrazioni sono così tante e forti che il flusso non si può interrompere.
«Ogni volta che si costruisce un muro, che si bloccano in porto le navi umanitarie con vari pretesti - dice Luciano Scalettari, presidente di ResQ - si aiutano i trafficanti a spingere i migranti verso strade illegali e pericolose».
Nella sua linearità questa è la storia a cui assistiamo da anni, facendo pagare un costo altissimo anche in vite umane ai migranti. Il progetto di ResQ nasce da una constatazione altrettanto semplice: «mi sono chiesto come agirei se fossi un naufrago e mi sono risposto che sarei grato a chi mi viene a salvare - spiega Gherardo Colombo, presidente onorario del progetto - e così facendo onoriamo la nostra Costituzione, l’articolo 32 in particolare, che recita: la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività».
Il salvataggio è quindi un dovere, è il primo anello di una catena di diritti/doveri, di un patto che dovrebbe svilupparsi tra la persona salvata e la nazione che la accoglie. Sarebbe bello non avere bisogno di navi umanitarie? Certo. Ma per diminuire questi viaggi rischiosi occorrerebbe incentivare i viaggi legali, come sono i corridoi umanitari. Per ora riguardano poche persone rispetto alle masse in fuga dalle zone di guerra o di crisi climatica, ma sono tutte persone salvate, in salute, pronte a costruirsi una nuova vita. «Qualcosa si sta muovendo a livello europeo, scorgiamo un nuovo atteggiamento da parte del governo italiano - dice ancora Paolo Naso - sfruttiamo questa finestra di opportunità».
All’incontro di questa sera, martedì 20 ottobre, al Circolo dei Lettori di Torino vogliamo dare il giusto spazio anche a chi ha vissuto in prima persona questi viaggi e può raccontare qual è la molla che lo ha spinto a sfidare pericoli e umiliazioni, cosa rimane dentro e cosa lo rende cittadino a pieno titolo: è la storia di Enaiatollah Akbari, raccontata da Fabio Geda nel best seller “In mare ci sono i coccodrilli” e che oggi ha un seguito: Storia di un figlio. Andata e ritorno, pubblicato da Baldini & Castoldi. La speranza è che la testimonianza diretta possa convincere sempre più persone che abbiamo tutto da guadagnare a costruire con navi umanitarie, con corridoi umanitari e con accoglienza mirata una società aperta.
L’incontro di questa sera alle 21 al Circolo dei Lettori (via Bogino 9) avverrà nel pieno rispetto delle normative antiCovid. Mantenere aperti gli spazi di cultura è un segnale giusto: ciascuno di noi può contribuire a garantirlo solo se usa gli strumenti di tutela per la propria salute e quella degli altri. E’ prevista la diretta streaming dell’evento sulla pagina Facebook Resqpeople.
Sarà possibile seguire la diretta dell'evento (che rispetterà le norme anti-covid con accessi limitati, igienizzazione e misurazione della temperatura all'ingresso, con distanze garantite e obbligo dispositivi di protezione personale) sulla pagine facebook di ResQ, di Riforma e dell'Agenzia stampa Nev.