Un pastore sulla frontiera
15 ottobre 2020
L’accoglienza di famiglie migranti e il lavoro con chiese e associazioni nel Ponente ligure, nella testimonianza del pastore Jonathan Terino
Ahmad, sua moglie e e le loro tre figlie (la più piccola ha pochi mesi) salgono sul treno a Sanremo. Cercheranno per la seconda volta di passare la frontiera. Jonathan pensa che forse dovrebbe insistere, portarli in macchina fino a Ventimiglia, ma spera di essere riuscito a convincerli almeno a non tentare di oltrepassare il confine a piedi. Se saranno respinti, i letti della casa pastorale saranno di nuovo pronti ad accoglierli. E pensa: «È il gioco dell’oca, però è fatto con le speranze di esseri umani».
Jonathan è il pastore delle chiese valdesi di Bordighera/Vallecrosia, Sanremo e Imperia e questa famiglia afghana non è la prima a passare da casa sua, negli ultimi mesi: all’inizio di settembre, con l’emergenza per la chiusura del campo Roja il 1° agosto, dopo aver accolto una coppia marocchina, aveva ospitato con l’aiuto di sua moglie Emma «una giovane famiglia libica con due bambine, arrivata da Lampedusa, in fuga dalle minacce e dalle insidie delle fazioni e dalla mafia libica. Dormivano sulla spiaggia di Ventimiglia, dove erano stati derubati del cellulare e dei loro pochi soldi, e dove pascolava un branco di cinghiali».
Poi, a fine settembre, è arrivato Hamid, 30 anni, la moglie e i loro bambini di sei, tre e un anno, in fuga da un anno dall’Iran; sono pakistani sunniti, una delle minoranze perseguitate nel paese. Arrivati dalla Turchia fino a Crotone, respinti più volte alla frontiera francese, speravano di raggiungere la Gran Bretagna. Pensando alla loro sorprendente vitalità, il pastore commenta: «I genitori vogliono il meglio per i loro bambini, vogliono uscire dallo stato di terrore e poterli mandare a scuola: aspirano alla libertà! C’è qualcosa di più nobile della ricerca della libertà e della dignità?».
Anche la famiglia di Ahmad arrivava dalla rotta turca che li ha portati a Crotone: «Dopo la quarantena e decine di respingimenti prima di arrivare in Italia tentano ora di varcare il confine italo-francese per raggiungere i familiari in Germania. Perché fuggono? Hanno paura a vivere a Kabul, minacciati da estorsioni e dai frequenti rapimenti di bambini». Eppure, dice, «mi meraviglia la serenità e gioia di vivere di queste figlie e la costanza e lungimiranza dei genitori. Hanno qualcosa da insegnare alle nostre generazioni».
Il pastore Terino li ha portati con sé dopo un incontro con il gruppo di volontari, credenti e non credenti, dell’associazione “Sanremo, Rete Solidale” (di cui fa parte il figlio David), a Ventimiglia, all’ormai famoso bar di Delia, “Mamma Africa”, che da quattro anni accoglie, rifocilla e offre un punto d’appoggio alle persone migranti di passaggio, ed è osteggiato e boicottato da negozi e residenti locali.
Ma questa è solo una delle tante iniziative che vedono impegnati volontari, «che da Ventimiglia a Imperia aprono le loro case ai migranti, sottraendoli con pasti caldi e un letto alla strada, eloquente testimonianza di quanto è possibile fare al di là di proclami e grandi progetti: l’esperienza, raccontano tutti, è indimenticabile, apre nuove finestre di significato sulla nostra esistenza, messa in gioco, ma impreziosita da una realtà che non ci lascia indifferenti, perché ci appartiene».
C’è stretta collaborazione anche fra enti, ricorda Terino: la Caritas e la Diaconia valdese lavorano insieme allo sportello nel centro della Caritas, che però non ha molti letti disponibili. Dalla chiusura del Campo Roja della Croce Rossa, quindi, la rete di solidarietà dei gruppi spontanei è diventata ancora più cruciale per organizzare l’ospitalità di individui e famiglie di passaggio, che altrimenti non hanno dove mangiare, lavarsi, dormire e sono spesso costretti a ripararsi nei vicoli, o sotto i cavalcavia. Situazioni che possono diventare molto pericolose come si è visto nei giorni scorsi con l’ennesima alluvione.
Anche le chiese valdesi del Ponente ligure sono coinvolte, ricorda il pastore Terino con riconoscenza «per la loro generosità e solidarietà. Non sarebbe possibile questo coinvolgimento e questa partecipazione da parte nostra agli eventi, ai frequenti incontri, senza l’approvazione e il sostegno materiale e spirituale delle comunità».
Tra questi eventi, le iniziative della Scuola di Pace, associazione laica creata alcuni anni fa poco dopo l’apertura del Campo Roja, da membri di varie comunità e cooperative, per favorire sul territorio un dialogo con le autorità e una sinergia tra le fasce deboli, native e immigrate, attraverso raccolte fondi, cineforum, tavole rotonde e cene di solidarietà (anche al tempio valdese di Vallecrosia), comunicati stampa e un occhio vigile e critico sul territorio.
La prossima Domenica della Riforma, uno degli operatori della Diaconia valdese, Simone Alterisio, responsabile dello sportello di Ventimiglia, parlerà del lavoro del Servizio Inclusione: sarà un’occasione, ricorda il pastore, anche per rievocare la storia del ’500, dei profughi protestanti italiani rifugiati in varie città riformate d’Europa.