Ogni albero si riconosce dal proprio frutto
24 settembre 2020
Un giorno una parola – commento a Luca 6, 44-45
Dal più piccolo al più grande, sono tutti quanti avidi di guadagno; dal profeta al sacerdote, tutti praticano la menzogna. Essi curano alla leggera la piaga del mio popolo; dicono: “Pace, pace”, mentre pace non c’è
Geremia 6, 13-14
Ogni albero si riconosce dal proprio frutto; infatti non si colgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva dai rovi. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore tira fuori il bene
Luca 6, 44-45
In questi giorni abbiamo a lungo riflettuto sul dolore e sul nostro rapporto con Dio nei momenti più profondi di sofferenza, abbiamo quindi implicitamente pensato al dolore che proviamo senza nostra responsabilità: la malattia, il lutto, la perdita del posto di lavoro, l’abbandono da parte di coloro che amiamo, il crollo dei nostri ideali. L’apostolo Paolo ci ha poi ricordato che la nostra vocazione più profonda è ad una Vita nuova e diversa, quella che solo Dio può donarci. Questa scoperta, però, o meglio questa riscoperta, non può che trasformarci: ora, subito. Abbiamo abbandonato la nostra vecchia vita e siamo entrati nella nuova.
Ma i passi di stamattina ci inchiodano e lo fanno con tanta forza da toglierci il fiato. Perché forse non è del tutto vero che siamo diventati uomini e donne nuovi. Forse la buona novella non ha trasformato le nostre vite e siamo ancora, e profondamente, invischiati con la nostra vecchia vita, priva di amore, di slancio verso gli altri uomini e donne, priva di fede. “Dal più piccolo al più grande sono tutti avidi di guadagno”: possiamo certamente contestualizzare l’invettiva durissima che ci giunge dall’antico testo di Geremia, siamo abilissimi nello schivare l’attacco, che consideriamo troppo duro, ma Luca ci ammonisce: ogni albero si riconosce dal proprio frutto. E quali sono i nostri frutti? Nelle famiglie, sui posti di lavoro, nelle comunità?
Talvolta dovremmo interrogarci seriamente sulle modalità con cui affrontiamo le sfide quotidiane, il che significherebbe accogliere la fatica, l’impegno, ma anche la gioia e la pace che derivano dall’assumersi le proprie responsabilità, dal non lasciarci distrarre da un mondo egoista e ingordo. Diventare “un uomo buono, una donna buona”, come dice Luca, significherebbe ricevere la ricchezza pacificante che deriva dal seguire la nostra vocazione più profonda E dunque, fratelli e sorelle, lasciamo che la Parola di oggi ci rinnovi e ci spinga ad aprire le nostre esistenze alla nuova Vita che il Signore vuole donarci. Amen!